Narrativa – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa – Quinta edizione – 2003
Mimma Mauri
Cosa c’è
Un po’ di tempo tutto per sé, finalmente.
Seduta sul divano del salotto, a sfogliare i cataloghi, a confrontare i prezzi, a fare congetture sulle offerte speciali, a fantasticare sulle promesse di premi milionari.
Quando osservava la biancheria ricamata, i mobili componibili, la moda primavera-estate, riusciva a dimenticare tutto. I guai e le preoccupazioni a poco a poco sfumavano, si perdevano in una nebbiolina indistinta, e lei si sentiva meglio, non avvertiva più le fitte allo stomaco né il dolore al ginocchio con l’artrosi.
Con i cataloghi le pareva di essere diventata perfino più buona. Sì, era così: non maltrattava più di tanto la suocera inferma; sopportava senza reagire le lamentele del marito, quasi non le sentiva; riusciva a giustificare i brutti modi del figlio, l’unico amato figlio. Anzi provava pena per lui, lo sentiva debole, e chi è debole, chi è perdente – pensava – a volte è cattivo, e ce l’ha proprio con chi gli è più vicino, chi gli è più caro. Lei, invece, era forte, era stata costretta ad esserlo fin da bambina, ci aveva dovuto fare l’abitudine.
Ma ora aveva i cataloghi.
Benediceva il giorno in cui le era arrivato il primo catalogo. Al secondo, aveva cominciato a darsi da fare.
A parte qualche acquisto – non poteva permettersi molti acquisti – aveva preso a chiedere l’invio gratuito di altri cataloghi, e ne erano arrivati tanti, forse l’intera gamma presente sul mercato nazionale.
Presto aveva imparato alcune furbizie. Così, quando un regalo – di solito borse da viaggio di modesta fattura, ma anche piccoli elettrodomestici, cosmetici, bigiotteria – le piaceva particolarmente, ordinava qualcosa, poi restituiva la merce e si teneva per sé il suo piccolo tesoro.
Soddisfatti o rimborsati, recitavano i cataloghi, e il rimborso consentiva – questo era ciò che contava – di tenersi il regalo, di perderci soltanto le spese postali di spedizione.
L’armadietto del garage ospitava una serie ormai nutrita di misteriosi pacchetti. Però lei aveva cominciato a disfarsene, a farne dono a parenti e vicini.
Ci aveva un po’ sofferto all’inizio, era come rinunciare a un bene prezioso, ma poi ne era rimasta contenta.
I suoi regali di Natale erano stati apprezzati, e molto: una serie di cucchiaini d’argento – minuscoli ma di vero argento – per la nuora, una valigia per il figlio; un piccolo gioco elettronico per il nipote; una collana di giada per la signora dell’appartamento di fronte.
E al postino?
A lui un bell’orologio subacqueo, con le lancette luminose e dorate.
„Perché?“ – aveva chiesto lui.
„Perché se lo merita“ – aveva risposto lei.
Da quando le aveva consegnato il primo catalogo non passava giorno senza che lui le facesse visita.
Una mattina le portava un’offerta strepitosa, un’altra il sunto di un catalogo, poi la sua sezione speciale, poi la notizia di un premio straordinario.
Al cambio di stagione anche il postino doveva vedersela con il cambio dei cataloghi. Ce n’erano alcuni particolarmente corposi e pesanti, e le nuove edizioni – per non perdere confronto con le precedenti – erano sempre più ricche e voluminose.
Dunque il postino si meritava in pieno il suo orologio, lei ne era certa.
E lui aveva ringraziato, gli occhi lucidi.
Pensando alla faccia del postino lei sorrise di nuovo. Le piaceva quel postino, era così gentile, una gran brava persona…
Fissò a lungo, quasi senza vederla, una coppia di asciugamani per gli ospiti.
Era davvero stanca: da quando si era svegliata – alle sei del mattino – non si era fermata un attimo.
Si girò verso la lampada sul tavolinetto.
La spense e chiuse gli occhi, sentiva proprio il bisogno di riposarsi un po’.
Il silenzio della casa le diede una grande sensazione di pace. Una pace davvero straordinaria.
Merito dei cataloghi anche quella pace, lei ne era convinta.
La provava solo in quelle condizioni, dopo aver osservato a lungo le illustrazioni sulle pagine e dopo aver spento la luce sul tavolinetto.
Una volta ci aveva pensato: una pace così l’aveva provata solo durante le visite alla chiesa della sua infanzia, una chiesa ormai deserta, senza più visitatori né fedeli.
Per quel pensiero, per quel confronto così poco rispettoso, aveva avvertito un acuto senso di vergogna.
La pace di un catalogo di merci! La pace della fede cristiana!
Era un peccato grave per una credente.
Ci aveva riflettuto, aveva anche deciso di parlarne al suo confessore, ma poi non ne aveva fatto nulla.
Lui non avrebbe capito, magari l’avrebbe presa per una povera pazza, forse non l’avrebbe perdonata. Perciò si era tenuta il suo segreto e aveva continuato a sfogliare i suoi cataloghi
E al Signore – ogni tanto – chiedeva perdono direttamente.
„In fondo – gli diceva – non rubo, non ammazzo, non faccio del male a nessuno…“
La chiave del portone la fece sobbalzare, strappandola alle sue fantasticherie.
Il marito era tornato.
Lei si alzò, gli si avvicinò e lo salutò con un piccolo bacio sulla guancia.
„Cosa c’è?“ – chiese lui, meravigliato per quell’insolito gesto d’affetto.
„Niente, non c’è niente“ – fece lei, un po’ in imbarazzo.
Poi si diresse in cucina a preparare il tè. La suocera si era svegliata, ed esigeva la sua merenda.