Narrativa – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa – Quinta edizione – 2003
Anna De Castiglione
Oroscopo
„‘Quando Giove entrerà nella costellazione dei Pesci e Plutone uscirà dal Leone, le donne nate sotto il segno dell’ Acquario saranno pronte a cambiare la loro vita e avranno tempo fino a mezzanotte per trovare un uomo dell’Ariete e iniziare una grande storia d’amore“.
Da pochi minuti Giove è entrato nella costellazione dei Pesci e Plutone è appena uscito da quella del Leone.
La vita di Paolo, Ariete, non presenta segni evidenti di infelicità o di solitudine; proprio per questo, il pozzo nero della sua disperazione è tanto profondo. Insegna alle elementari, in un quartiere di periferia: mal pagato e maltrattato. Ama il suo lavoro; perciò i suoi colleghi non lo stimano e i suoi alunni non lo rispettano: da oltre un anno qualcuno, sulla lavagna della sua classe, ha scritto a caratteri cubitali e indelebili: „Almeno l’italiano, sallo!“; ormai, anche a questo, si è abituato.
Alle donne piace; ma, comunque si comporti con loro, semina infelicità: la ragazza che ha appena lasciato non gli ha mai perdonato d’essersene andato, abbandonare è come stuprare, gli dice; l’attuale fidanzata, nello stesso modo, non si stanca di ripetergli che ormai non è più libera di tornare indietro e che lui le ha distrutto la vita.
Così, Paolo si tuffa in altre vite e …scrive poesie d’amore. Le sue numerose raccolte vengono puntualmente scartate da tutti gli editori; e anche i pessimi scrittori che ha consultato le hanno trovato pessime.
Questa mattina, però, proprio la mattina in cui Giove entra nella costellazione dei Pesci e Plutone esce da quella del Leone, Paolo si sveglia con una bellissima poesia in testa; ne scrive solo il titolo perché è in ritardo: „Lucia“.
Poi esce di casa, un po’ più solo nella sua solita giacca e con una strana sensazione nascosta lì dentro.
Si ferma ad aspettare il 15: non può prendere l’automobile perché soffre il mal d’auto; del resto, soffre anche il mal d’aria e il mal di mare; soffre la bicicletta e perfino l’altalena; forse, soffre. ..la vita. Aspettando il tram, è abituato a filosofeggiare sui significati dell’esistenza e a pianificare le sue attività quotidiane; ama riflettere con calma e rimuginare idee già note cavillandoci sopra; ma, fino ad oggi, non ha mai scoperto nulla di veramente nuovo, non ha mai penetrato regioni inesplorate e i suoi programmi giornalieri sono, ormai da anni, pressoché invariati. Però, questa mattina, un imperativo inaspettato, ma ineludibile, lo sorprende, infilandosi nella sua mente a piccoli colpi di martello che glielo conficcano dentro, sempre più in fondo : punta al massimo, punta al massimo, punta al massimo!
Paolo aspetta il solito tram, nella solita posizione, al centro della solita pensilina, ma, dentro, sente crescere un’ansia inconsueta.
Arriva il 15; tutto sembra essere come sempre, ma oggi Paolo non riesce a leggere il giornale; osserva invece gli altri passeggeri, che fino a quel momento non ha mai degnato d’uno sguardo. La donna che ha di fronte ha i capelli gonfi, assolutamente innaturali, come nelle fotografie appese dai parrucchieri; camicetta attillatissima e gonna cortissima, probabilmente ricavate da uno stesso pezzo di stoffa, forse un fazzoletto; mastica la gomma e sembra sprofondare nel divano delle sue stesse invitanti forme. Lei gli sorride e gli chiede quale sia la fermata successiva; Paolo finge di non sentire e non risponde: si sente risucchiato dall’espressione disponibile e disposta di lei; è uno sguardo benevolo, ma farmacologico, come se in lui avesse già individuato i sintomi di una fastidiosa malattia, piuttosto comune e non difficile da debellare. Gli bastano pochi istanti per esserne certo: chi non punta al massimo, non ottiene nulla; di sicuro, quella donna non può rispondere al nome di Lucia e non può essere dell’Acquario. La ragazza a fianco è, invece, magrissima, un soffio, sicuramente anoressica. Il suo viso è talmente affilato che, a vederlo, si direbbe possa permettersi un solo occhio; gli occhi, invece sono due, cerchiati di viola, incavati e spenti; probabilmente ha passato notti insonni e ora vive dormendo. Lui la guarda a lungo e il suo cuore si stringe, si stringe fino quasi a scomparire; poi, senza volerlo e senza rendersene conto, le strizza l’occhio. La ragazza scende a quella fermata, ma lui riesce a vederne le guance pallide tingersi lievemente di rosso. Anche lei, di sicuro, non si chiama Lucia, ma per un attimo, grazie a lui, è stata bellissima: una nuvola al tramonto.
Quando Paolo entra in classe trova la lavagna miracolosamente pulita. Si avvicina per guardarla meglio, senza riuscire a credere ai propri occhi; è lucida e perfetta; come nuova….se non fosse per un piccolo sgorbio bianco nell’angolo in basso a destra; istintivamente, si affretta a cancellarlo, ma è costretto a fermarsi all’improvviso, pietrificato per l’emozione; il cuore gli batte forte, perfino nelle mani, e una sottile imprevedibile fitta di felicità gli trafigge il cuore; quel piccolo sgorbio è in realtà una firma: Lucia.
Finita la lezione, Paolo gira tutto il giorno, senza fermarsi a mangiare e dimenticandosi di bere; ma…gira a vuoto: intorno a lui, solo sguardi neutri, lontani, filtrati; nessuno, assolutamente nessuno che possa portare il nome di Lucia! Le ombre della sera calano impietose, mentre Paolo vaga come chi ha perso la strada per tornare a casa; sa che c’è, ma, nell’oscurità, non riesce a ritrovarla. Ormai la giornata sta per finire e il tempo a sua disposizione è quasi scaduto. E’ stanchissimo, ma è ugualmente pronto ad attraversare gli oceani e a scalare le montagne per trovare Lucia; desidera darle tutto di sé, tutto quello che ha e anche quello che non ha; ma, se non dovesse trovarla, se non potesse averla, piuttosto che arrendersi, preferirebbe morire.
La notte, immensa e libera, gli ordina di andare avanti, anzi di andare oltre; Paolo si rende conto della propria follia ma, nello stesso tempo, è felice, perché non si è mai sentito prima tanto determinato e tanto sicuro di sé: il torpore nel quale ha vissuto tutti questi anni è del tutto svanito, come se non fosse mai esistito. Sotto un cielo denso di stelle, indecifrabile e lontano, torna a casa; affranto ma non ancora distrutto.
E invoca Dio, un Dio, al quale, in verità, non crede; recita tutte le preghiere che riesce a ricordare; inginocchiato ai piedi della sua scrivania, stringe tra le mani il titolo della sua poesia e piange: le sue prime lacrime d’ amore, anziché uscire, gli scendono dentro.
Mancano pochi secondi alla mezzanotte quando suona il citofono. Il cuore di Paolo sussulta e……
„Pronto…Chi è..? Pronto… Pronto…“
E’ solo uno scherzo. Non sempre gli oroscopi azzeccano.