Letteratura per l’infanzia – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa Settima edizione 2007
Paolo Valente
L’amicodì a Guardachestrano
Nel paese di Guardachestrano il tempo è una merce preziosa ma non rara come in tutte le altre parti del mondo. Anzi, non è nemmeno una merce. Non è in vendita. E’ gratis.
A Guardachestrano se uno ha bisogno di tempo, va e se lo prende. Quanto ne vuole. Infatti ce ne è tanto ma tanto. In mezzo alla piazza del paese ce ne è un pozzo pieno e inesauribile, di tempo.
A Guardachestrano il tempo è così abbondante che la settimana dura otto giorni e perciò si chiama “ottimana”. L’ottavo giorno è l’“amicodì”, viene subito dopo la domenica e immediatamente prima del lunedì.
Puoi anche fare a meno di crederci.
Io, quando passo per quel fortunato paese, mi fermo sempre un poco a tirare il fiato. Mi siedo su di una panchina e guardo la gente che passa. Tutti camminano lentamente. Non certo come le lumache… non è che non sappiano andare veloce! Se c’è bisogno possono anche correre. Però d’abitudine preferiscono passeggiare rilassati, perché si prendono il tempo di guardare dove mettono i piedi, di salutare tutti quelli che incontrano e di chiedere loro come stanno. O di alzare lo sguardo per osservare le montagne che circondano il villaggio come una cornice d’argento.
Se in paese succede qualcosa, gli abitanti di Guardachestrano si prendono un po’ di tempo e seguono gli eventi nei più piccoli dettagli. Poi trovano il tempo di radunarsi tutti insieme e, se per caso è sorto qualche problema, ne discutono a lungo, finché non individuano la soluzione migliore. E se per arrivarne a capo ci vuole del tempo, loro se lo prendono.
Io sto comodo sulla mia panchina ed ecco sempre qualcuno che mi domanda:
– Gigi Aquilotto, hai trovato anche tu il tempo di venire a trovarci?
Io mi sento un po’ colpevole, perché tra una storia e l’altra non ce la faccio mica a recarmi a Guardachestrano tutte le volte che vorrei. Gli amici mi aspettano, ma io… non ho tempo. Semplicemente non ho tempo per loro!
Mi ci è voluto un po’ per capire come riescano, i guardachestranesi, a fare tutto quello che devono. Infatti, è vero, possono prendersi tutto il tempo che vogliono, però… non arrivano mai in ritardo.
– Come fate ad essere sempre così puntuali, con tutto il tempo che vi concedete? – Ho chiesto una volta ad uno di loro.
– Che domande, Gigi Aquilotto, il tempo che ci prendiamo è il nostro, mica quello degli altri!
Insomma per loro è importante avere tempo per tutti, ma non sottrarre tempo a nessuno. D’altra parte, a Guardachestrano, a chi potrebbe mai venire in mente di derubare l’altra gente del tempo? I secondi, i minuti, le ore sono gratis e, come vi ho già detto, ce n’è un pozzo pieno. Chi ne ha bisogno va in piazza e ne raccoglie una secchiata.
Ad esempio il Fabrizio si è preso il tempo per aggiustare il pollaio della nonna. Era pieno di aperture nelle assi. Non c’era pericolo che le galline scappassero via. Stanno troppo bene dalla nonna Adalgisa. Però i buchi erano abbastanza grandi perché la volpe potesse infilarvi il muso e… gnam, addio galline. Perché a Guardachestrano anche le volpi e le faine si prendono tutto il tempo necessario per divorare i polli dal primo all’ultimo.
Era un po’ che l’Adalgisa glielo chiedeva, ma Fabrizio aveva sempre da fare i compiti per la scuola e da giocare con tutti i suoi marchingegni. E’ andato al pozzo e si è preso un po’ di tempo per il pollaio. Così adesso le galline sono al sicuro. E lo sono anche le loro uova che la nonna usa per impastare le sue mitiche torte. La nonna Adalgisa ne ha tanto di tempo. Non occorre che vada ad attingerne altro. Certe volte addirittura non sa cosa farsene. Allora cucina degli splendidi dolci per il Fabrizio e i suoi amici.
Un’altra che è andata in piazza a prendersi un po’ di tempo è la Giorgia, la postina di Guardachestrano. Lei comincia a lavorare la mattina presto. Va di buonora all’ufficio postale e raccoglie le lettere e i pacchi appena scaricati dal treno. Mette tutto bene in ordine nella sua borsa a fisarmonica e poi parte per il suo giro quotidiano.
Tutti, quando la vedono, la vorrebbero a casa loro per bere un caffè o per fare quattro chiacchiere.
– Se mi fermo da te, gli altri dovranno aspettare la loro posta – rispondeva di solito la Giorgia.
Da una parte era tentata di accogliere gli inviti, dall’altra sentiva il dovere di proseguire veloce. Così un bel giorno è andata in piazza e si è presa del tempo dal pozzo. Da allora può parlare tranquillamente con tutta la gente e riesce lo stesso a portare a termine il suo giro senza costringere nessuno ad attenderla. Boh!?
Anche il Gustavo si è deciso ad attingere dal pozzo il tempo che prima non trovava. Era un gran bravo papà, il Gustavo, e passava tutto il giorno a lavorare. Si era persino messo in testa di fare due lavori. La mattina in un ufficio, il pomeriggio in un negozio.
– Così – diceva – i miei bambini avranno tutto quello di cui hanno bisogno: libri per la scuola, vestiti caldi per l’inverno, giocattoli costosi…
Il Gustavo usciva di casa la mattina, quando i suoi quattro bimbi erano ancora a letto, e tornava la sera, giusto in orario per metterli a nanna con un bel bacio sulla fronte. Una sera il più piccolo dei suoi figlioli, il Luigino, si fece trovare con una grossa lacrima sulla guancia e disse al Gustavone:
– Papà, ma tu non hai mai il tempo…
“Possibile – pensò il Gustavo – che a Guardachestrano sia io l’unico pistola che non ha tempo?” E si precipitò al pozzo dove prese tutto il tempo di cui aveva bisogno per stare finalmente insieme ai suoi cuccioletti.
Ma il motivo principale per cui gli abitanti di Guardachestrano cominciarono ad andare al pozzo a procurarsi del tempo era per trascorrerlo poi con gli amici. Ad un certo punto si erano resi conto di avere tempo per tutto, tranne che per le persone più care. Perciò, rotto ogni indugio, un bel giorno si erano presi del tempo per affrontare il problema. Avevano discusso per ore e ore. Ognuno aveva potuto dire la sua e riflettere con calma sull’opinione degli altri. Era una domenica pomeriggio. La discussione si era protratta lungo tutta la sera. A forza di pensare, ascoltare e passarsi l’un l’altro la parola arrivò la mezzanotte. La campana della torre civica suonò per dodici volte: don-don-don…
Fu dopo l’ultimo rintocco che i guardachestranesi restarono davvero senza fiato. Non era più domenica, eppure non era ancora lunedì. Là in mezzo si era infilato un nuovo giorno, piovuto giù non si sa da dove. Fu subito deciso che quella giornata d’ora in avanti sarebbe stata dedicata esclusivamente agli amici. Su questo furono tutti d’accordo. Non era forse la miglior soluzione al loro dilemma? Quel giorno infatti ancora oggi si chiama “amicodì” e a Guardachestrano è l’ottavo giorno della settimana, anzi dell’ottimana.
Così scorre la vita in questo strano paese: per sei giorni si lavora, per un giorno ci si riposa, per una giornata, infine, si incontrano gli amici, si parla con loro, si gioca, si raccontano storie. E se qualcuno ha ancora bisogno di tempo basta andare in piazza. Al pozzo.
Tutti si danno da fare con serenità anche se il lavoro è faticoso. Alla fine dei sei giorni di attività si riposano spaparanzati al sole. Ma ognuno, in realtà, non vede l’ora che cominci l’amicodì, che è il giorno più bello.
Alcune volte ho avuto la fortuna di capitare a Guardachestrano nel giorno di amicodì. Un luogo davvero bizzarro. Il tempo è gratis e tuttavia vale più dell’oro. Quando ci sei, a Guardachestrano, non vorresti più andartene.
Pure io, nella mia vita quotidiana di aquilotto, a volte mi ritrovo a corto di tempo. Allora penso a Guardachestrano. E devo dirvi che ho imparato una cosa: anche senza il pozzo inesauribile del tempo, anche senza quel fenomeno straordinario che è l’amicodì, è possibile per tutti, sebbene forse con un tantino di fatica, prendersi il tempo di cui si ha bisogno per sé stessi e per gli altri.
Ma guarda che strano!