Letteratura per l’infanzia – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa Settima edizione 2007
Marina Maria Jose’ Riotto
Pallottolino delle Nevi
Xelinda, la giovane pernice, dal bel piumaggio scuro, era impegnata già a cercare un posto confortevole per la nascita dei suoi piccoli.
“Eccolo!” esclamò soddisfatta. “Questa buchetta sembra fatta apposta per me!”
Aveva trovato, infatti, una fossettina sul terreno morbido del prato primaverile.
La futura mamma si mise in cerca di materiale reperito nelle vicinanze, affinché i suoi piccoli potessero nascere nel te-pore di un batuffolo caldo, fatto di morbide piume e foglie secche.
Nella ricerca del materiale che le avrebbe consentito di costruire la culla per i suoi piccoli, Xelinda s’imbattè, però, in un uovo abbandonato. “Ma…” balbettò Xelinda “e questo, cosa ci fa qui, tutto solo?” Lo tastò con il becco e si accorse che era pieno e vitale. Lo guardò e lo rigirò ancora. Esso era bianco, liscio e lucido, macchiettato con una punteggiatura
che andava dal marrone un po’ rossiccio al lilla, fino al giallo pallido.
Xelinda, ispezionata la zona con i suoi occhietti lucidi e vispi, constatò che, a parte qualche insettuccio e qualche fiore civettuolo che porgeva vanitosamente le sue corolle al sole ed a
parte il vento che intonava continuamente nuove melodie, nei paraggi non c’era proprio nessuno. Quindi, con risolutezza, si disse: “Beh, in fondo, un becco in più da sfamare non sarà
certo la fine del mondo!” Con delicatezza e prudenza, spinse l’uovo con la punta del becco, pian piano, dentro la buchetta. Il tempo di aggiustare qualche fogliolina fuori posto e di colmare qualche spazio vuoto qua e là, poi, con tutta la grazia che la natura le aveva concesso, Xelinda entrò nel nido ed ivi si adagiò, constatando con piacere quanto il suo lettuccio fosse caldo e confortevole.
Era un momento molto importante per lei: infatti, in quell’occasione, sarebbe diventata mamma per la prima volta.
Trascorsero circa trenta giorni dalla costruzione del nido e dall’inizio della cova. Il miracolo si stava avverando: Xelinda stava per diventare mamma. Era eccitata ed emozionata fino
all’inverosimile. Sotto le sue morbide piume scure, qualcosa si stava muovendo: e già, erano proprio loro! Dalle sei uova deposte uscirono altrettanti piccoli uccellini. Erano tutti impacciati. Restava all’appello l’ultimo uovo, quello del trovatello che non si era ancora del tutto dischiuso, quando, improvvisamente, un tintinnio ne avvisò la rottura. Eccolo! Anche lui adesso avrebbe visto la luce.
Che gioia per mamma Xelinda accarezzare quelle testoline rotondette, ancora, in verità, un po’umide e spiumate.
Si adagiò nuovamente nel suo lettuccio caldo, aspettando che i suoi pargoli si irrobustissero un altro po’ prima di dirigerli verso la ricerca del cibo. Per il momento avrebbe pensato lei a nutrirli, procurando loro degli insetti per poi imboccarli amorevolmente.
Trascorsero alcuni giorni.
I pulcini erano già pronti a spiccare il volo. A mamma pernice non restava che condurre il suo piccolo esercito in direzione del cibo più abbondante.
Con un cinguettio particolare, Xelinda diede il via e… su, su!
I piccoli volarono fino ai rami più alti dei salici, del mirtillo rosso, del timo, del brugo, dell’azalea nana, dell’uva sultanina e del mirtillo nero. Che leccornia!
Sembrava che tutto quel ben di Dio esistesse solo per loro. Solo il trovatello non era attratto da quel tipo di alimentazione. Se ne stava tutto solo, appollaiato su di un ramo di salice, triste e col pancino sempre più vuoto.
Mamma Xelinda che osservava i suoi pulcini, per difenderli da eventuali pericoli, aveva notato lo strano comportamento del figlioletto adottivo. “Che fosse malato?” si domandò.
Il suo cuore di mamma avvertiva già una crescente preoccupazione.
Il tempo passò molto in fretta e l’autunno era già alle porte.
Tutto era pronto per il viaggio verso le alte vette.
Un istinto primordiale guidava mamma pernice a raggiungere il grande Nord.
Radunati i suoi piccoli, Xelinda li informò:“Fanciulli miei, adesso ci attende un viaggio bellissimo. Ormai siete grandi e dobbiamo lasciare la valle, superare il bosco per dirigerci oltre, molto più in là della vegetazione arborea, dove il candore della neve farà da sfondo ai vostri giochi”.
Mamma Xelinda guardò soddisfatta i suoi piccoli frugoletti, elettrizzati soltanto all’idea di cambiar casa per dirigersi in un mondo di fiabe, di cui avevano già sentito parlare, poi diresse
lo sguardo al suo piccolo figlioletto adottivo. Sembrava proprio che fosse costantemente attratto dagli insetti che carpiva in volo e pareva che questi fossero per lui dei ghiotti bocconcini. “E’ davvero un esserino piuttosto strano!” osservò mamma pernice, dondolando la testolina dalle soffici piume brune.
Il tempo stava ormai delineando le caratteristiche del piumaggio dell’orfanello e mamma pernice si accorse che la grandezza del suo corpicino era inferiore a quello dei suoi figli naturali ed il rivestimento del suo manto era decisamente più scuro, il colore delle parti superiori era di un bel colore blu metallico, la fronte e la gola erano castane; blu era anche la parte bassa della gola, il pancino era color crema e la sua codina era biforcuta. Xelinda volle chiamarlo “Pallottolino” per la rotondità delle sue fattezze.
Tutto era pronto per la partenza verso i monti, ma mentre tutti gli altri stavano per posizionarsi per il lungo volo ascensionale, Xelinda notò che Pallottolino, calamitato da una potenza istintiva molto forte, guardava con insistenza un nido di fango, a forma di coppa, sotto la grondaia di una vecchia casa abbandonata ed urlando a squarciagola “Vit-vit, vit-vit!”,
oppose resistenza a partire insieme agli altri fratellini, guidati da mamma pernice.
Visto l’esito fallimentare dei ripetuti inviti, affinchè Pallottolino spiccasse il volo, mamma Xelinda pensò bene di prenderlo di forza col becco e di trasportarlo con sé in volo.
Finalmente arrivarono sulle alte vette.
Lassù l’aria, anche se rarefatta, era tersa e decisamente più fresca della valle della loro infanzia. Lo scenario, però era straordinariamente bello. Tutto sembrava immenso e senza confini e qualsiasi rumore riecheggiava, moltiplicandosi nel vuoto.
Le giovani pernici, cominciarono a giocare felici sulla neve,nuova di stagione.
In breve tempo il manto di piume marroni e grigie delle pernici, si tramutò in un rivestimento dal candore niveo, molto spesso ed isolante, perfino le loro zampette si ricoprirono di piume bianchissime, a mo’ di comodi stivali per difendersi dal rigidissimo freddo alpino. Soltanto Pallottolino rimase tale e quale, come al momento della partenza dal fondo valle. Era triste ed intirizzito dal freddo. Tremava. Doveva certo aver la febbre, perché cantava in un modo strano, fioco e discontinuo. Mamma pernice era disperata. Sapeva però che lì, in alto, si trovava uno stambecco che la sapeva lunga in fatto di medicina e decise di consultarlo.
Lo stambecco, appena vide l’uccellino, quasi incredulo, esclamò: “Beh, cosa ci fa qui, in mezzo alla neve, un rondinotto?”
“Un rondinotto?!” ripeterono stupefatti ed all’unisono Xelinda ed i suoi figli insieme ad altri animali curiosi, abitanti delle alte vette che si erano radunati attorno al povero sventurato, la cui testolina era già penzoloni.
“Ma certo, un rondinotto!” ribadì lo stambecco.
“Non sapreste riconoscere una formica da un elefante! Siete proprio un caso disperato!” sentenziò poi sconsolato.
“Xelinda” aggiunse ancora lo stambecco “Affrettati a riportare a valle il piccolo malcapitato. Bisogna che si riscaldi un po’, perché non è adatto per vivere sulle alte vette. A quest’ora dovrebbe già essere dalla parte opposta alla nostra, nei paesi caldi dell’Africa! Noi moriremmo se andassimo là, perché il nostro corpo è programmato per i grandi freddi, invece lui, ve lo garantisco, morirà certamente se rimarrà qui un altro secondo in più. Può darsi che qualche carovana di rondini abbia ritardato la partenza… se fai in fretta, però, potresti ancora essere in tempo per imbarcarlo, ma sbrigati, ti prego: non c’è tempo da perdere!”.
Xelinda, quindi con le lacrime agli occhi prese col becco il suo piccolino che amava moltissimo e si preparò a ripartire verso la valle.
“Vengo anch’io con te! Anch’io, anch’io…! squittirono insieme tutte le pernici bianche delle Alpi orientali. Una grande nuvola bianca, quindi, si mosse nel cielo.
A Valle, intanto, apertasi la stagione della caccia, dei bracconieri erano già appostati per colpire la selvaggina volatile. Uno di loro, al passaggio della nuvola bianca, esclamò:”Che mi venga un colpo…! Quelle sono pernici, pernici bianche. Scendendo a valle vanno contro la loro stessa natura. Perché lo fanno? E’ un avvenimento straordinario…!” così dicendo, impedì ai suoi compagni di sparare.
A valle era proprio come aveva ipotizzato lo stambecco: alcune rondini ritardatarie, infatti, non avevano ancora iniziato la loro migrazione, ma si stavano preparando a farlo.
Mamma Xelinda cinguettò con quanto fiato avesse in gola: “Per carità…! Questo piccolino ha bisogno di aiuto e di molto caldo per sopravvivere… per favore, portatelo con voi, fino a che saremo in tempo o morirà!”.
Una rondine, in particolare, si voltò e commossa esclamò: “Quello dev’essere il mio rondinotto disperso! Quanto l’ho cercato…!”
Mamma Xelinda comprese allora il motivo del ritardo nella partenza di quel gruppo di rondini.
Mamma pernice e mamma rondine, si strinsero forte, forte, intrecciando le loro ali insieme, in segno di amicizia e di riconoscenza, poi, Xelinda, accarezzò col becco, per l’ultima volta, il suo pulcino dalla livrea bianca e nera, poi, con le lacrime agli occhi, senza più voltarsi indietro, s’inglobò nuovamente nella nuvola bianca formata dalle altre pernici e raggiunse, quindi, le alte quote.
Adesso Pallottolino vive felice insieme a mamma rondinein Tunisia, ma a differenza delle altre rondini, ogni tanto,guarda verso il nord, in direzione delle cime più alte…
D’altronde, anche lui, il nostro piccolo pallottolino delle Nevi,a suo modo, era, pur sempre,un figlio delle altissime vette…