Letteratura per l’infanzia – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa Settima edizione 2007
Lenio Vallati
L’uovo di drago
Tanti e tanti anni fa, prima che l’uomo facesse la sua comparsa sulla terra, il mondo intero era occupato da una foresta bellissima. Migliaia di specie diverse di animali e piante la abitavano. Proprio nel cuore di questa foresta, all’incrocio di due rami tozzi di un vecchio albero, se ne stava appollaiato un grosso uovo. Molti animali, passando da lì, cercavano di indovinare a quale strano essere appartenesse, ma senza riuscirci. “E’ un uovo di drago” disse infine gonfiandosi il petto un vecchio barbagianni, che aveva viaggiato a lungo e conosceva molte cose del mondo. “Un uovo di drago?” urlarono sgomenti tutti gli animali che lo avevano udito. Sì, bambini, non ci vuole molto per sapere che cosa è un drago, e soprattutto quali sono i pericoli che questo strano animale comporta. Dalle sue immense fauci fa uscire lingue di fuoco che possono incenerire in pochi attimi un’intera foresta e tutti i suoi abitanti. Gli animali presenti tremarono all’idea. “E allora… che si fa?” piagnucolò un giovane pettirosso che non aveva certo nessuna voglia di finire arrosto. Fu organizzata una riunione tra tutti gli animali più saggi alla quale non poterono di certo mancare civette, gufi, barbagianni ma anche diverse varietà di scimmie. “Bisogna distruggere l’uovo prima che il mostro venga alla luce” fu l’ovvia conclusione sulla quale tutti erano d’accordo. Si, ma come? La discussione durò alcune settimane, finché il vecchio barbagianni di prima non trovò la soluzione: “basta alzare l’uovo dalla sua sede e spingerlo quel tanto che occorre per farlo cadere giù dall’albero”. Semplice, no? Applausi a non finire da parte di tutti i presenti. D’accordo, ma chi avrebbe, in concreto, dovuto far questo? L’uovo era pesantissimo, sembrava impossibile da sollevare. Ci voleva qualcuno dotato di una forza… sovrumana! Si pensò subito all’elefante, per il quale, data la sua mole, il compito non sarebbe stato troppo difficile. “No” rispose deciso e un po’ seccato il pachiderma, interpellato mentre si stava rinfrescando presso una grossa pozza d’acqua “non ne ho proprio voglia. Lasciate pure che nasca questo drago e poi ci penserò io a lui…Basterà che lo afferri con la proboscide e non ne sentirete più parlare”. Chi più del leone avrebbe potuto assolvere il difficile compito? Sua maestà stava però facendo il pisolino pomeridiano tra le erbe alte della savana. “Chee?” sbadigliò noiosamente il re della foresta “lasciate pure che cresca questo mostriciattolo, e basteranno i miei artigli e quelli della leonessa mia moglie a renderlo inoffensivo”. Si pensò allora al bufalo, possente animale delle praterie. Ma anche lui disse pressappoco la stessa cosa, che sarebbero bastate un paio di cornate ben assestate da parte della sua mandria per far fuggire l’orrenda bestia. Anche gli animali di media grossezza e forza si rifiutarono di far cadere l’uovo dall’albero. “Perché proprio noi?” dissero in coro uno dopo l’altro. Non avevano tutti i torti, dato che animali più dotati e forti avevano rifiutato l’incarico. Toccò così agli esseri più piccoli e deboli della foresta risolvere il problema. Migliaia di insetti come formiche e ragni si incunearono sotto il grosso uovo cercando di sollevarlo, mentre un altrettanto elevato numero di uccelli e piccoli roditori cercavano di spingerlo giù dall’albero. “Dai, forza” urlava col poco fiato che gli era rimasto uno scoiattolo, che si era improvvisato capo dell’operazione. “Ce l’abbiamo fatta!” gridarono contenti alcuni merli non appena il grosso uovo cominciò a muoversi. L’uovo rotolò pesantemente giù dalla sua sede e andò a schiantarsi su un grosso masso che si trovava ai piedi dell’albero, dividendosi in mille parti. Dal guscio bianco e duro fuoriuscì un liquido denso e giallastro, dall’odore nauseabondo, ma del drago, per fortuna, nessuna traccia. La foresta era salva. L’uovo si era disintegrato prima ancora che il drago nascesse. Morale della favola, miei piccoli amici? Anche nel mondo di oggi esistono problemi grossi quali l’inquinamento, la fame nel mondo, il terrorismo, che rischiano di far perire questa nostra società. Quando uno di questi problemi ci minaccia, coloro che dovrebbero, per maggiore capacità e forza, provvedere, dicono che non ne hanno voglia, o che hanno già dato. Tocca allora alle persone umili, semplici, rimboccarsi le maniche, tirar fuori tutto l’impegno e l’amore di cui sono capaci per evitare la catastrofe, perché il mondo di domani sia migliore di quello di oggi. Tocca a noi, miei piccoli amici, e state tranquilli, ce la faremo!