Narrativa – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa – Quarta edizione – 2001
Terzo premio
Roberto Sbragia
Nove anni
Ellen seguiva con lo sguardo le immagini stampate sulla carta da parati.
Carta da parati di bassa qualità.
La conosceva a perfezione; là un buco, là un quadro, là un chiodo.
Nove anni, per nove anni lo aveva fatto ogni giorno.
Oggi però era diverso, la causa era finita, il tribunale aveva giudicato, avevano vinto.
“Vinto che cosa?” – si chiese Ellen.
Era una donna forte Ellen, degna moglie di Gustav.
Si alzò dalla seggiolina della sala di attesa.
Le tramavano le gambe, avevano vinto la causa.
Nove anni.
“Salve signora Gaiv” – le disse Mitchell.
Era l’addetto alle pulizie di quel padiglione.
Cordiale come sempre.
Da nove anni.
Ellen non si accorse nemmeno di lui.
Si incamminò lungo il corridoio, come ogni giorno, da nove anni.
Ma oggi era più difficile, anche più dei primi giorni, più difficile sì, allora aveva speranza , fede, fiducia, ora no, tutto era sparito, avevano vinto.
Ogni passo una tortura.
Ellen ripensava al passato, dall’inizio fino a nove anni prima.
Che momenti magici avevano costellato la sua vita, giovane, spensierata, forte, gli studi, la laurea, poi il suo grande amore: Gustav; poi felicità, poi nove anni prima.
Una lacrima le solcò la guancia.
Non credeva di averne ancora da versare.
Ma avevano vinto.
Senza accorgersene percorse tutto il corridoio, aprì la porta della camera di Gustav, s’infilò dentro, e la richiuse veloce dietro di sé.
Quello era il loro momento.
Doveva essere solo loro.
L’ultimo.
Si ritrovò davanti Gustav.
Disteso in un letto, una serie di macchinari intorno a lui.
Tutti quei tentacoli che gli arrivavano addosso e gli davano energia; quel tanto che bastava per dargli la vita.
Ellen come sempre rabbrividì.
Si avvicinò al letto. Dolcemente prese la mano di Gustav.
Iniziò a carezzarla. E a cullarla, come un bimbo bisognoso di affetto.
Ormai Ellen vedeva tutto appannato.
Con voce tremante disse:
“Abbiamo vinto Gustav”.
Poi più debolmente:
“Abbiamo vinto”.
Le affiorò un lieve sorriso sulla bocca.
“Abbiamo vinto”.
“Finalmente sei libero amore”
Smise di cullare la mano di Gustav, lentamente la distese sul letto.
Gli sfiorò la guancia con un dito.
Si avvicinò ai macchinari.
Ad uno ad uno li spense.