Premio Letterario Internazionale Merano-Europa Quarta edizione 2001
Simone di Conza
Un’epifania
Altro da me,
virulenta la scena che si ripete
sì che d’ora in ora, d’eone in eone
avida replicante mi sdegna
un’eternità infrangibile,
invitta lega di riflessioni
e disincanto e amarezza e altro
per la gioia pressante
del tempo e dei suoi coscritti.
Allora altro da me
il fuoco della coscienza altro non è,
l’ordo rerum naturalis altro non è,
cosmico senso,
spettro d’infante altro non è,
ma germe d’antrace,
il caglio di Dio.
Piano la piazza si svuota,
al cielo annegano fiochi i clamori
un sano fluire di corpi
e un unico vincente silenzio:
fra le anime mille e i colori
ho perduto chiave e movente.
Un esilio
Così fuggi patria mia,
mentre divorano il tuo sole
queste avide rotaie,
fuggi ratta come il ricordo di un tempo
che in cuore si estingue
e nei miei vacui occhi pellegrini
il tuo riflesso gioca
a nascondino,
dolce amabile celia
in un attimo di così tragica
disarmonia.
Fuggi e fuggi
e fuggendo tu mi annulli,
consumate le mie attese
mi assale il canto tuo,
spento dono di congedo
che è condanna,
evanescente, tremula condanna
dal profondo di questa terra carpita
e rinchiusa in segno
salmastro e misterioso
la tua figura lieve mi saluta.
Tra Roma e Vukovar
Un giorno il fiume irromperà
e gli argini mangerà violento
e senza pace la terra
vibrerà nel fango d’un sapore strano,
come di sangue benedetto,
ma di noi non ricorderanno il nome.
Da lontano si vedrà felice
il verde e l’argento del mondo perduto,
furioso e gentile il tramestio di cose nuove
allora si riderà con gioia
nella casa di figli e padri,
ma noi forse non lo sapremo.
Riarsi da un fuoco straniero
In granuli sciolti di ricordi e speranze
ci culleremo tra noi
per trovare fraterno sconforto,
un sole negato dinanzi,
noi in oblio perenne tuffati.
Tornati infine alla terra però
un’aria sospesa di addio e di pena,
il sangue nelle vene rappreso,
sopita la cenere ormai
nei volti cadenti inabissati
e una nuova distanza per noi.
Il cielo che sa inumano
il dirupo che cinge una nuova realtà
si squarcerà lentamente
e nel conto dei giorni
ritorneremo a cogliere i fiori,
perché ora possiamo e dobbiamo.
Grande la mente tenero il soffio
limpido di un vento sereno,
rinvengo le voci materne.
Torneremo in vibratile attesa
di fremiti e slanci
per dire di nuovo colore.