Poesia – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa – Seconda Edizione – 1997
Luigi Baldassarre
Gabbiani
Vengono da lontananze di pietra
i gabbiani, bianchi baleni dei temporali.
Disadattati senza speranza
hanno memorie di morte
nel giro largo delle ali,
storie di navi e fondali
di vele perdute negli occhi…
Solo loro conoscono
le lacrime fredde della solitudine,
Hanno incistata nell’occhio maligno
che volgono intorno dolenti
la fiera ferocia del mare…
Non hanno parole di pace,
tutto nel loro vivere è strido,
imparano dalle conchiglie svuotate
il segreto mormorio del passato.
Non ha pace il loro giorno,
li trascina una fame senza pietà.
Li inghiotte la notte aggruppati sui pali,
tra le canne che tremano nel vento,
per strade d’acqua, giù per i canali….
Sono come me, ragazza, i gabbiani.
Il silenzio dell’ultima campana
Quando saranno finite le canzoni e le poesie
e sonerà il silenzio dell’ultima campana,
come l’eco della giornata irreversibilmente trascorsa,
allora io non avrò più nulla di mio
se non la povertà, sola.
Ormai cosa fra le cose,
terra nella terra,
mi spoglierò dell’involucro
che proteggeva la mia nudità,
lascerò tra le pietre il mio vestito,
l’orologio che ha dimenticato l’assurdità del tempo,
l’anello del mio pegno.
Sguardo io non avrò per guardare
indifferente ai battiti del cuore.
Così libero dagli eccessi dei sogni,
nella tenera quiete
di una certezza senza incrinature,
mi chiuderò
in una silenziosa, spenta radice,
in una profonda goccia d’ombra,
in una estrema voce
di candido stupore.
Wolf
T’hanno bruciato ieri, Wolf,
ma ancora sei il cucciolo
che guarda il mio sonno
e cerca la mia mano per giocare.
I cani non hanno tombe,
ma sempre rimane il conforto di uno sguardo,
posato sulla terra che ha ascoltato
il tuo abbaiare di ogni nostro incontro.
Cercavo la fedeltà di un sentimento,
e l’amico dei sentieri che salgono
dal mare e dalla nebbia,
per dare un senso alle mie vuote solitudini.
Avevo trovato te, Wolf, e mi piaceva,
al mattino, sentirti spingere la porta,
per le mie carezze festose.
Ora il tuo collare rosso
è appeso ad un chiodo,
fermo, come un sasso sepolto nella luce.