Poesia – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa – Prima Edizione – 1995
Terzo Premio
Italo Bonassi
Il surplus
Forse ho imparato come si fa a vivere,
non so se imparerò anche a morire.
Ho raccontato a volte a me bugie
sforzandomi di credere alle favole
antiche di un altro mondo, di una fine
piacevole per gli uomini.
Ma oggi
che dovevo fingere a me d’essere uno
predestinato a un’altra dimensione,
non mi sono creduto angelo o dio,
ma un piccolo pover’uomo come tutti.
E l’idea di una vita straordinaria
oltre la vita, di un surplus concessoci
come un digestivo offerto dalla Casa
dopo un menù un po’ misero, è come
quella foglia che, mentre cade, prova
la felicità di non cadere.
La caduta
Nell’ora che s’inclina a meridione
coi petali giallo oro del tramonto,
magro e stento vien su da una bordura
un roseto che rampica s’un palo.
Un po’ smarrito tra me e me vado
per via e soprappensiero inciampo,
cado e metto una mano tra le rose.
Come quasi gli spilli di un rammendo,
s’impigliano nel polso alla caduta
le spine, geroglifici di sangue.
Non sapevo la ferocia di un rosaio,
solo quella umile di un’ortica.
Morì di troppa vita all’alba
Morì di troppa vita, all’alba.
Era un giorno che cadeva neve
e i lillà, curvi sotto il peso
del manto soffice, oscillavano
ai gemiti del vento. Cosa strana,
quello che era stato e che era,
finiva tutto in un ronzio esitante,
incerto, di una mosca tra lui e il lume.
E tutti trattenevano il respiro,
come se la vita stesse andando
via solo per finta, e poi tornasse,
tentando di forzare il sonno,
lieve o profondo, non si sa,
viatico non sapido, mistero.
Non so se c’era un aldilà
ad attenderlo , una musica
una parola o due di benvenuto.
(Anche lui nel morire era perplesso…)