Poesia – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa – Prima Edizione – 1995
Aldo Franco
Indugio
T’amo, foglia passita
che il sole bacia sulla fronda stanca,
giovinezza già spenta… inaridita.
Ti seguo nel cadere; oh come incerta ondeggi
e posi lieve sul fango della vita,
tremolando lo sfiori… e vai lontana.
Inverno
Come son belli i nidi
traverso i rami spogli,
quando ancora i germogli
non dicon primavera.
Quando il corvo s’adagia,
con volo lento e greve,
planando sulla neve
sotto un cielo di piombo.
Si piegano i cipressi,
geme la bora scura
sull’arida pianura
un gelido lamento.
E il passero saltella,
cerca la mano amica
che gli porga la mica
per la solita cena.
L’Isonzo
Scorron sul greto che di bianchi sassi
tra verdi sponde incoronato abbaglia
l’acque opaline di sussurri dolci
e di riflessi.
Pace d’intorno ed armonia di suoni,
brusio di fronde mosse dalla brezza
che sfiora i pioppi come una carezza
tenue d’incanto.
Di vago incanto che ad un senso induce
mite di pace, mentre il sole ancora
l’iride lontanissima colora
dell’orizzonte.
Scende la sera e dentro l’acqua bruna
brilla un riflesso che una nube spegne,
vagando nell’azzurro onde la luna
bianca sorride.
D’un infinito immenso scintillio
ora sfolgora il ciel; la mente accesa
s’innalza e rasserena nel pensiero
grande di Dio.