Premio Letterario Internazionale Merano-Europa – Sesta edizione – 2005

Opera teatrale

Primo premio

Mirko De Martino


Dimmi che mi ami

Commedia

Personaggi

STEFANIA una donna sui trenta
CARLO suo marito, sui trentacinque

La scena rappresenta il salottino di un appartamento. Al centro c’è un divano su cui è poggiata una borsa da donna. Di fianco al divano c’è un tavolino su cui ci sono un telefono, una segreteria telefonica e un telefonino che, dopo qualche secondo, squilla. Stefania entra da destra e va a rispondere. Si sta preparando per uscire: indossa un abito da sera elegante, non ancora sistemato a dovere, è a piedi nudi e ha in mano le scarpe, che infilerà durante la conversazione.

STEFANIA pronto?… ah, Chiara. Che c’è?… no, Scipione non è ancora arrivato… ma si che ci vado! Se ti ho detto che… quando mai mi sono tirata indietro all’ultimo momento?… che c’entra? Quello non era il mio tipo. Non che Scipione lo sia… senti, non capisco perché ci tieni tanto a farmi uscire con qualcuno… lo so, ma non mi sento ancora pronta: dopo tutto quello che c’è stato con Carlo, cominciare un’altra storia è proprio l’ultima cosa che voglio. Ci sono rimasta troppo male: credevo di aver trovato la persona giusta, l’ ho sposata, e guarda che fine abbiamo fatto… no, è che non riesco ad accettare che una storia in cui credevo tanto possa davvero essere finita. E’ questo che mi fa stare male… si, parli bene, tu, ma come faccio a non pensarci?… si! Scipione! no, senti, non mi va di uscire. Anzi, credi che farei una brutta figura se mi inventassi una scusa e gli dicessi… ma perché devo uscire per forza se non ne ho voglia? No, ho deciso: adesso lo chiamo e gli dico che mi dispiace, ma non… (campanello) oddio! Il campanello! Questo è lui! Che faccio, adesso?… ma non ho voglia di… ma perché… (campanello. Poi lei, rassegnata) e va bene, si: ci vado. Lasciami andare ad aprire, allora… ciao. (riattacca, sistema velocemente il vestito e va ad aprire. Esce a sinistra) Scipione, sei già… (sorpresa) Carlo!
CARLO (f. s.) ciao.
STEFANIA (f. s.) che ci fai qua?
CARLO (f. s.) chi è Scipione?
STEFANIA (f. s.) che ci fai qua?
CARLO (f. s.) posso entrare?
STEFANIA (f. s.) beh…
CARLO (f. s.) solo un momento.
STEFANIA (f. s.) entra.
CARLO (Entra. Ha in mano un mazzo di fiori) sei contenta di vedermi?
STEFANIA (ironica) non si vede che sprizzo gioia?
CARLO questi sono per te (le dà i fiori).
STEFANIA (sorpresa) che sono?
CARLO fiori.
STEFANIA lo vedo che sono fiori! Ma perché li hai portati?
CARLO sono per te.
STEFANIA in due anni di matrimonio non mi hai regalato nemmeno un piede di insalata e adesso che siamo separati ti presenti con un mazzo di fiori?
CARLO perché devi dire così?
STEFANIA perché è la verità.
CARLO ma se te li ho sempre regalati!
STEFANIA solo quando volevi qualcosa in cambio.
CARLO non è vero!
STEFANIA che ti serve, stavolta?
CARLO (irritato) insomma, li vuoi o non li vuoi, questi fiori?
STEFANIA dammi qua! (li prende, ma senza garbo. Li guarda, in silenzio. Poi, con una certa dolcezza) beh… grazie, comunque.
CARLO (ancora irritato) prego.
STEFANIA sono molto belli.
CARLO e ci credo: con quello che costano!
STEFANIA (delusa e con rabbia) sempre romantico, tu!
CARLO (pentito) scusa, non volevo…
STEFANIA come al solito.
CARLO mi dispiace…
STEFANIA li porto in cucina.
CARLO scusa…
STEFANIA vado a metterli nell’acqua, così non si seccano. (Rinfacciandogli la gaffe) Sarebbe un peccato, visto quello che costano.
CARLO io non… (Stefania esce. Carlo impreca tra sè) Idiota! (poi, in fretta, prende il suo telefonino e chiama) dottoressa, sono Carlo. La disturbo?… beh, scusi, ma volevo dirle che ho fatto come mi ha detto lei: adesso sono a casa di Stefania… (intanto controlla che lei non torni) no, non va bene per niente, invece! Perché sono appena entrato e ho già fatto una gaffe. E poi lei non mi sembra contenta di vedermi, è freddina… ha ragione, però… si, lo so che la terapia serviva ad affrontare i momenti come questo, ma è proprio nei momenti come questo che mi manca la terapia: adesso non sono sdraiato sul lettino del suo studio, ma sono a casa di mia moglie, e di fronte non avrò lei, ma Stefania, e non so che dire… (si siede) davvero basta la sincerità?… beh, allora… allora le dirò che vorrei ricominciare perché la amo ancora. Va bene così?…
Entra Stefania.
STEFANIA i fiori sono… (vede che Carlo è al telefono) oh! scusa.
CARLO (si alza in piedi, imbarazzato. A Stefania) niente, niente… (al telefono) beh… adesso devo andare… La saluto, grazie mille. (riattacca e mette via il telefonino. Poi a Stefania) Scusa, una telefonata urgente.
STEFANIA chi era?
CARLO (evasivo) ah, no, niente… una persona che… voleva un consiglio.
STEFANIA (incredula) da te?
CARLO da me, si.
STEFANIA mah… comunque i fiori sono a posto.
CARLO senti, per quello che ho detto prima, sui fiori…
STEFANIA lascia perdere.
CARLO davvero, non volevo assolutamente farti pesare che…
STEFANIA si, ho capito, basta. Non mi sono offesa.
CARLO bene.
STEFANIA tanto ci sono abituata.
CARLO che vuoi dire?
STEFANIA niente. Mi dici che sei venuto a fare, piuttosto?
CARLO si, certo. (timoroso) Ma tu… sei contenta di vedermi?
STEFANIA (ruvida) senti, Carlo, non ho proprio tempo da perdere. Quindi se hai qualcosa da dire dimmela subito oppure passa un’altra volta.
CARLO perché mi tratti così?
STEFANIA così bene?
CARLO così male.
STEFANIA (con un sorriso ironico) lasciamo perdere. Io devo uscire e non sono ancora pronta, quindi scusa, vado a finire di prepararmi (esce).
CARLO (geloso) con chi esci?
STEFANIA (f. s.) che ti importa?
CARLO con il tipo che hai nominato prima? Con quel nome assurdo? Come si chiama?
STEFANIA Scipione. E non è per niente un nome assurdo.
CARLO certo. E’ pieno di Scipioni, in giro… chi è?
STEFANIA non ti riguarda.
CARLO (timoroso) è quello… con cui stai adesso?
STEFANIA non devo dirlo a te.
CARLO ma stai con qualcuno?
STEFANIA uffa!
CARLO stai con qualcuno o no?
STEFANIA (si affaccia sulla porta. Si sta truccando) perché dovrei dirtelo?
CARLO allora?
STEFANIA (dopo una breve pausa) no, non sto con nessuno (esce di nuovo).
CARLO davvero?
STEFANIA (f. s.) davvero, si.
CARLO (sollevato) e allora chi è questo con cui esci?
STEFANIA una persona che ho conosciuto.
CARLO come “conosciuto”? dove? quando?
STEFANIA (si affaccia sulla porta, irritata) senti, adesso basta. Che cos’è questo terzo grado?
CARLO scusa… (Stefania esce) Volevo solo sapere con chi esci stasera, nient’altro. (Stefania non risponde. Carlo impreca tra sè, a bassa voce) Che stupido! (si siede. Breve pausa) Senti, Stefania, io sono venuto perché c’è una cosa che vorrei dirti.
STEFANIA (f. s.) ma va? pensavo fossi passato solo per portarmi i fiori.
CARLO è una cosa importante.
STEFANIA ti ascolto.
CARLO di là?
STEFANIA ti sento.
CARLO ecco… non potresti venire un momento qua?
STEFANIA ma ho da fare.
CARLO un momento solo.
STEFANIA uffa!… e va bene, adesso vengo (rientra. Ha in mano un rossetto e uno specchietto. Va a sedersi) aiutami, almeno. Reggimi questo (dà lo specchietto a Carlo). Dai, forza. Dì quello che devi dire (intanto si mette il rossetto).
CARLO ecco, io… non è facile…
STEFANIA forza, su.
CARLO quello che volevo dirti è che…
STEFANIA e sta fermo con lo specchio! Trema tutto.
CARLO scusa.
STEFANIA finirò col mettermi il rossetto sul naso, così.
CARLO scusa. Sono un po’ nervoso.
STEFANIA (sposta lo specchio) Ecco, tienilo così. Fermo.
CARLO si… dunque, quello che volevo dire è che in tutti questi mesi che siamo stati separati ho molto riflettuto…
STEFANIA (con sarcasmo) ah! questa è bella!
CARLO (offeso) ho riflettuto sul serio, invece. In fondo siamo tutti e due adulti e vaccinati, e tutti e due abbiamo anche una certa età…
STEFANIA (smette di truccarsi di colpo e fissa Carlo, offesa) come “tutti e due”?
CARLO (capisce la gaffe) cioè, no, volevo dire che io ho una certa età.
STEFANIA (soddisfatta) ah, ecco.
CARLO per quanto anche tu…
STEFANIA (minacciosa) cosa?
CARLO (si affretta a correggersi) niente, niente.
STEFANIA (aggiusta lo specchio e ricomincia a truccarsi) ma si, dillo pure che sono vecchia.
CARLO non sei vecchia.
STEFANIA invece si, e sono proprio gli anni che ho passato con te che mi hanno fatto invecchiare.
CARLO (c’è restato male) perché dici così?
STEFANIA solo adesso sto iniziando a riprendermi.
CARLO proprio non me lo merito di essere trattato in questo modo.
STEFANIA ti meriti di peggio. Insomma, che vuoi? Parla, che vado di fretta.
CARLO non è facile, se ti comporti così.
STEFANIA mi comporto come mi pare. Parla.
CARLO quello che volevo dire è che siamo adulti e dobbiamo comportarci da adulti…
STEFANIA e questo lo hai già detto.
CARLO si, ma quello che non ho ancora detto è che…
STEFANIA ecco, ho fatto. (riprende lo specchio) Grazie (esce).
CARLO dove vai?
STEFANIA (f. s.) continua, ti ascolto.
CARLO ma scusa, ti ho detto che è una cosa importante.
STEFANIA e io ti ho detto che devo prepararmi e che vado di fretta. Vedi un po’ tu.
CARLO (rassegnato) e va bene… quello che sto cercando di dirti è che io ho pensato molto a quello che è successo tra di noi, e credo che forse noi due… insomma…
STEFANIA (rientra. Sta cercando di chiudere una collana intorno al collo, senza riuscirci) cosa?
CARLO forse noi due abbiamo fatto qualche errore di troppo che non avremmo dovuto fare. Però gli errori…
STEFANIA (non gli ha prestato attenzione, troppo occupata con la collana. Non riuscendo a chiuderla, la porge a Carlo) scusa, ma non riesco a chiuderla. Mi aiuti, per favore?
CARLO eh?
STEFANIA mi aiuti a chiudere la collana?
CARLO ma non mi stai ascoltando?
STEFANIA ma si, si! dammi una mano. (Carlo si alza e prende la collana, lei si gira di spalle) Dicevi?
CARLO (cerca di chiudere il gancetto, con difficoltà) ecco… pensavo che forse siamo stati troppo impulsivi, certe volte, e allora adesso…
STEFANIA (la collana le stringe il collo) ahi!
CARLO scusa.
STEFANIA sta’ attento!
CARLO scusa.
STEFANIA ma che hanno le tue mani, stasera?
CARLO mi dispiace.
STEFANIA non riesci a controllarle?
CARLO è il nervosismo.
STEFANIA stavi per staccarmi il collo.
CARLO esagerata!
STEFANIA se si fa il segno te la faccio pagare.
CARLO scusa…
STEFANIA forza, aggancia (si rimette di spalle).
CARLO si (riprova a chiudere il gancetto).
STEFANIA e sbrigati a parlare.
CARLO si. Dicevo che stavo pensando che forse noi due… (riesce a chiudere il gancetto) fatto.
STEFANIA oh! meno male! (si gira) grazie. Dicevi?
CARLO dicevo che stavo pensando che forse adesso è arrivato il momento che io e te…
STEFANIA scusa un secondo (esce).
CARLO dove vai?
STEFANIA (f. s.) parla, che ti ascolto. Dicevi?
CARLO ma non posso dirtelo così.
STEFANIA un secondo.
CARLO non puoi restare qui un momento?
STEFANIA (rientra. Sta indossando gli orecchini) ecco. Ho fatto. Dicevi?
CARLO (con rabbia) “dicevi”! “dicevi”! che dici a fare ogni volta “dicevi” se poi non mi ascolti?
STEFANIA ma che hai da arrabbiarti?
CARLO non mi ascolti!
STEFANIA ti sto ascoltando!
CARLO ma se non stai ferma un secondo!
STEFANIA (con rabbia) ti ho detto che sto per uscire, che ho un impegno importante! Ma come al solito per te sono importanti solo le tue cose. Le mie non contano mai niente.
CARLO ma se non ho mai fatto altro che stare attento a quello che volevi tu, che interessava a te, che serviva a te…
STEFANIA questo accadeva solo nei tuoi incubi, quando ti svegliavi urlando.
CARLO se mi svegliavo di notte era solo perché con te era impossibile dormire.
STEFANIA che c’entro io?
CARLO tiravi via le coperte e mi facevi morire di freddo!
STEFANIA non avevi bisogno delle coperte, dato che ti infilavi nel letto vestito.
CARLO solo quando avevo bevuto un po’.
STEFANIA cioè quando eri ubriaco.
CARLO è successo solo due volte!
STEFANIA perché le altre volte non riuscivi a raggiungere il letto.
CARLO e dove dormivo?
STEFANIA sul divano.
CARLO si, ma non perché ero ubriaco.
STEFANIA e perché, allora?
CARLO per evitare di venire a letto con te! (breve pausa. Si guardano, molto nervosi, poi Carlo si pente di quello che ha detto) scusa… mi dispiace, non volevo offenderti (vorrebbe toccarla).
STEFANIA (si sottrae) non mi toccare!
CARLO scusa, davvero. Non so perché ho detto queste cose…
STEFANIA forse perché le pensi.
CARLO ma no! per niente!
STEFANIA e invece si.
CARLO ma no! Sei tu che mi fai… Senti, non litighiamo per queste sciocchezze, adesso, che non è proprio il caso.
STEFANIA infatti. Non è proprio il caso.
CARLO sono cose che ci siamo già detti un centinaio di volte. E’ inutile continuare a ripeterle.
STEFANIA è quello che dico anch’io.
CARLO è solo che vorrei che mi ascoltassi.
STEFANIA (con un accenno di dolcezza) ma io ti ascolto, sei tu che non parli.
CARLO non ci riesco, con te che vai avanti e indietro.
STEFANIA ma adesso sono qua. (si siede) Dimmi che devi dire.
CARLO (si siede anche lui) è importante.
STEFANIA ti ascolto. Dice… (sta per dire “dicevi?”, ma si ferma in tempo, con un sorriso) stavo per dire di nuovo “dicevi”.
CARLO infatti.
STEFANIA però mi sono fermata in tempo.
CARLO meno male.
STEFANIA visto che ci sto attenta, a te?
CARLO grazie.
STEFANIA adesso parla, su.
CARLO la mia vita è andata nel modo più sbagliato. A un certo momento mi sono guardato indietro e non ho trovato niente che mi piacesse.
STEFANIA (delusa) proprio niente?
CARLO (la guarda) beh, no, proprio niente no… Però è questo che mi ha fatto pensare che forse, adesso che siamo in grado di capire gli errori che abbiamo fatto – io di sicuro, almeno – è arrivato il momento che io e te… (squilla il suo telefonino) Ma porca miseria!
STEFANIA non imprecare!
CARLO (risponde, con un certo fastidio) mamma! Che c’è?… si, sono da Stefania, sono appena arrivato… (imbarazzato, cerca di allontanarsi un po’ e di parlare a voce più bassa) no, non ancora…
STEFANIA (si alza) torno subito.
CARLO (a Stefania) no, aspetta, ho fatto. (Stefania esce. Carlo parla di nuovo al telefono, con rabbia) ecco, hai visto che hai combinato? L’hai fatta andar via!… ma si, si! lo so io quello che devo dire!… uffa! le sono piaciuti i fiori, si… va bene, ti faccio sapere. Però tu non mi chiamare più… no, nemmeno più tardi. Non mi devi proprio chiamare… (Stefania rientra e si ferma accanto alla quinta, a pettinarsi. Carlo la vede e cerca di parlare di nuovo a bassa voce) va bene, si, ti richiamerò io… si. Ciao. Ciao. (riattacca. A Stefania) Scusa, era mia madre.
STEFANIA ti chiama ancora ogni sera alle sette e tre quarti?
CARLO è fatta così.
STEFANIA adesso sono lo otto, però. Porta ritardo.
CARLO è una situazione diversa, oggi.
STEFANIA ah, ecco.
CARLO senti, quello che vorrei dirti è che io sono molto…
STEFANIA un secondo (esce a sinistra).
CARLO Stefania!
STEFANIA un attimo. Poso la spazzola.
CARLO perché non riesci a star ferma cinque minuti di seguito?
STEFANIA vengo subito.
CARLO avevi detto che volevi ascoltarmi.
STEFANIA (rientra) infatti. Eccomi qua (si siede). Dimmi tutto.
CARLO stavo dicendo che mi sento molto cambiato rispetto a qualche mese fa, e mi farebbe molto piacere se noi due… (squilla il telefono).
STEFANIA scusa un secondo. (risponde) Pronto?… ah, Debora, ciao… no, mi hai chiamato giusto in tempo. Stavo per uscire. Che c’è?… è nel mio ufficio, sulla scrivania, pratica 22/1/76. Chiaro?… sicuro che hai capito?… speriamo, perché tra poco non sarò più rintracciabile… va bene. Ciao. A domani. (riattacca. Poi a Carlo) Scusa, era Debora, la mia segretaria.
CARLO lo avevo capito. Senti, quello che vorrei dirti è che credo che noi due dovremmo pensare di… (squilla il campanello del forno) che è?
STEFANIA ah, niente, è il forno. (si alza) Avevo messo a cuocere una cosa per domani. Scusa un momento, che la tiro fuori (esce).
CARLO ma no, aspetta, lo farai dopo.
STEFANIA (f. s.) non posso. Ho sempre poco tempo e devo cercare di fare tutto nei ritagli.
CARLO ma adesso non è un ritaglio. Ci sono qua io.
STEFANIA (f. s.) tu parla, che ti ascolto.
CARLO ma come faccio a parlare con te nell’altra stanza?
STEFANIA (f. s.) solo un momento.
CARLO è da quando sono entrato che mi dici così.
STEFANIA (rientra) scusa. Eccomi qua.
CARLO è una cosa importante.
STEFANIA Ho fatto.
CARLO ho bisogno di un momento di attenzione.
STEFANIA giuro che non mi muovo più. Però sbrigati, che da un momento all’altro arriva Scipione.
CARLO chi se ne frega di Scipione!
STEFANIA Carlo!
CARLO scusa.
STEFANIA parla, forza.
CARLO si. Allora, in tutto questo tempo che siamo stati separati ho capito tante cose, e la cosa più importante è che mi sono reso conto che… (squilla il telefonino di Stefania) no!
STEFANIA è il mio, scusa… (prende il telefonino e risponde) Cesare! caro! come stai?… no, no, non disturbi. Dimmi… stasera? No, mi dispiace, ma ho già un invito a cena… (sorride) no, è solo un invito a cena. Niente di più… sei geloso? e perché?… che scemo che sei. Va bene, si. Richiamami domani e vediamo. Magari potremo vederci domani sera stessa… si, si, ciao (riattacca).
CARLO chi è questo Cesare?
STEFANIA Cesare! non te lo ricordi?
CARLO no. Lo conosco?
STEFANIA ma si che lo conosci. E’ un mio amico.
CARLO amico?
STEFANIA si, amico.
CARLO e gli parli così, a un amico?
STEFANIA perché?
CARLO io non parlo così alle mie amiche.
STEFANIA tu non hai amiche.
CARLO (aggressivo) ci vai a letto?
STEFANIA (scatta in piedi, con rabbia) Carlo!
CARLO (si alza anche lui, pentito) scusa…
STEFANIA non ti permettere di parlarmi così!
CARLO scusa, scusa…
STEFANIA non dire mai più una cosa del genere!
CARLO mi dispiace…
STEFANIA e comunque non sono affari tuoi!
CARLO è vero, ma è stato più forte di me.
STEFANIA (si sta calmando) ma tu guarda che devo sentirmi dire!…
CARLO scusa. Sono mortificato… mi perdoni?
STEFANIA si, si. Però adesso è meglio che te ne vai, che s’è fatto tardi.
CARLO no, aspetta. Non ti ho ancora detto niente.
STEFANIA (si risiede) e forza, dai. Parla.
CARLO si… (si risiede anche lui) quello che voglio dirti è che sarei molto felice se tu volessi… (squilla di nuovo il telefonino di Stefania) e no! un’altra volta!
STEFANIA un secondo. (risponde) Dario! Ciao, come stai?… ma no! Che dici? Mi fa proprio piacere sentirti… si, sono a casa, ma sto per uscire… eh, si, sono già impegnata per stasera… ma no! niente di importante… come vuoi. Richiamami domani e vediamo di incontrarci… anche a cena. Perché no? Chiamami nel pomeriggio… ciao, Dario, ciao (riattacca).
CARLO domani sarà la serata più affollata della tua vita.
STEFANIA affari miei.
CARLO un altro amico?
STEFANIA qualcosa in contrario?
CARLO no, no. Assolutamente.
STEFANIA non ti ricordi nemmeno di questo?
CARLO perché, chi è?
STEFANIA Dario!
CARLO e chi è Dario?
STEFANIA non ti ricordi di Dario?
CARLO no.
STEFANIA e ti pareva. Ma non ti ricordi nessuno di quelli che frequento?
CARLO e come faccio? ne frequenti migliaia!
STEFANIA ti sembrano migliaia solo perché tu non frequenti nessuno.
CARLO non è vero.
STEFANIA è vero: le uniche persone che frequenti sono il salumiere e il tabaccaio.
CARLO mi va bene così.
STEFANIA purtroppo.
CARLO e tra te e questo Dario…
STEFANIA Carlo!
CARLO scusa, scusa. Non volevo dire niente di… scusa.
STEFANIA ti sbrighi a dire quello che hai da dire, per favore?
CARLO è quello che sto cercando di fare. Stavo dicendo che ho molto riflettuto, negli ultimi tempi, e ho capito che io sono ancora… (squilla di nuovo il telefonino di Stefania) E no! adesso basta! (afferra il telefonino prima di Stefania).
STEFANIA che fai? fermo! (cerca di riprenderlo, ma Carlo la tiene a distanza) ridammelo!…
CARLO (cerca di spegnerlo) ma come si fa a…
STEFANIA (c. s.) ridammelo! è mio!
CARLO (riesce a spegnerlo) ecco. Adesso va meglio.
STEFANIA (con molta rabbia, riprende il telefonino) tu non puoi fare così! non puoi fare così!
CARLO e tu non puoi tenere il telefonino acceso mentre io sto parlando.
STEFANIA io sono a casa mia, e faccio quello che mi pare!
CARLO ma io ti ho detto che è una cosa importante! e tu devi ascoltarmi!
STEFANIA e allora parla! dimmi quello che devi dire e poi vattene, che non ti sopporto più!
CARLO (cerca di calmarsi) non litighiamo, ti prego. Io non voglio litigare, non sono qui per litigare.
STEFANIA neanch’io, ma se tu fai così…!
CARLO io non voglio fare così, voglio solo parlarti.
STEFANIA e allora parla! forza. Ti ascolto (si siede, ancora irritata).
CARLO bene.
STEFANIA poteva essere una telefonata importante.
CARLO mi ascolti?
STEFANIA si, si!
CARLO è semplice. Quello che vorrei chiederti è se ti andrebbe di… (squilla il suo telefonino) e va bene, ma allora…!
STEFANIA adesso è il tuo, però.
CARLO è assurdo. (prende il suo telefonino e guarda il display) è mia madre!
STEFANIA (con sarcasmo) che novità!
CARLO lo spengo (spegne il telefonino).
STEFANIA (sorpresa) Non le rispondi?
CARLO la richiamerò.
STEFANIA (per rinfacciarglielo) non rispondi all’unica donna che abbia mai contato qualcosa nella tua vita?
CARLO che c’entra, adesso?
STEFANIA sono parole tue.
CARLO mie?
STEFANIA non ricordi?
CARLO si, ma non volevo dire questo. E lo sai.
STEFANIA cioè?
CARLO per me sei tu l’unica donna che abbia contato qualcosa.
STEFANIA per favore! vallo a dire a qualcun’altra.
CARLO è verissimo, invece. E sono qui proprio perché volevo dirti che io ho capito che… (squilla il telefono) e no! (esasperato) non è possibile!
STEFANIA (va al telefono) calmati.
CARLO non rispondere.
STEFANIA sei matto? può essere importante. (risponde) Pronto?… (delusa) ah, si, buonasera… (con una certa freddezza) io tutto bene. E lei?… mi fa piacere… si, è qui. Un momento solo, che glielo passo. (a Carlo) E’ per te.
CARLO (stupito) per me?
STEFANIA è tua madre.
CARLO mia madre?
STEFANIA tua madre!
CARLO (risponde, molto nervoso) mamma! Ma come ti viene in mente di chiamare qua?… no! Non è caduta la linea! Il telefonino l’ho spento io apposta… si, perché ti avevo detto che t’avrei richiamato io!… no, non gliel’ho ancora detto, e se continui a telefonare non glielo dirò mai! (riattacca, con rabbia).
STEFANIA tua madre peggiora sempre più.
CARLO (con rabbia) lascia stare mia madre.
STEFANIA certo! mai parlare male della suocera! la prima regola per un buon matrimonio, no? Sarà per questo che il nostro è stato pessimo.
CARLO non è stato pessimo. Abbiamo solo fatto qualche sbaglio.
STEFANIA qualcuno di troppo.
CARLO si, ma sono serviti, perché adesso ho capito molte cose. E sono qui da te proprio perché vorrei dirti che io… (si ferma).
STEFANIA che c’è?
CARLO un momento (mette fuori posto il telefono).
STEFANIA che fai? Non puoi mettere il telefono fuori posto.
CARLO solo per un minuto.
STEFANIA ma se mi chiamano?
CARLO solo il tempo di dirti quello che ti devo dire.
STEFANIA e va bene, ma sbrigati, che è pure molto tardi. Scipione arriverà da un momento all’altro.
CARLO Scipione! Scipione! Basta con questo Scipione!
STEFANIA vuoi calmarti, per favore?
CARLO mi calmo, ma tu non mi nominare più Scipione.
STEFANIA e va bene, ma tu sbrigati a parlare.
CARLO stavo dicendo che gli sbagli servono a imparare, e io credo di aver imparato tanto. Perciò sono venuto qua, per dirti che adesso ho capito che io sono ancora molto… (squilla un altro telefonino) Che è, adesso?
STEFANIA ah! è il telefonino dell’ufficio (tira fuori dalla borsetta un altro telefonino).
CARLO (si siede, nervoso) anche il telefonino dell’ufficio!
STEFANIA (risponde) Pronto?… Debora! che c’è?… hai fatto tutto? Bene, e allora?… ma scusa, mi chiami solo per dirmi che hai fatto tutto?… (seccata) va bene, si. Brava. Ci vediamo domani mattina… ciao (riattacca). Era Debora, la mia segretaria.
CARLO di nuovo.
STEFANIA è alle prime armi, sai com’è.
CARLO spegni quel telefonino.
STEFANIA ma Carlo, che bisogno c’è che…
CARLO spegnilo!
STEFANIA oh, signore! (lo spegne) fatto. Adesso mi dici cos’è che hai capito?
CARLO ho capito che io, nonostante tutto quello che è successo, sono ancora molto… (squilla il fax) no! no!
STEFANIA è il fax.
CARLO non è possibile!
STEFANIA (esce a destra. F. s.) ma che hai? E’ solo il fax!
CARLO solo il fax!
STEFANIA lo aspettavo, è una cosa importante.
CARLO (si sente in sottofondo il rumore del fax) quello che devo dirti io è importante!
STEFANIA (f. s.) e allora perché non me lo dici?
CARLO perché non ci riesco, in mezzo a tutto questo caos.
STEFANIA (f. s.) ma quale caos?
CARLO quale?
STEFANIA (f. s.) non c’è niente di strano.
CARLO se non c’è un secondo di calma!
STEFANIA (f. s.) sei tu che sei iperteso.
CARLO non sono iperteso. Vorrei solo un minuto di silenzio. Non dico un’ora, solo un minuto.
STEFANIA (cessa il rumore) ecco, ha smesso.
CARLO spegnilo!
STEFANIA (rientra) l’ho spento. Adesso parli, per favore?
CARLO hai spento tutto?
STEFANIA si.
CARLO il tuo telefono, quello dell’ufficio e qualunque altro telefonino tu abbia?
STEFANIA ti ho detto di si.
CARLO il telefono è fuori posto, il mio telefonino è spento…
STEFANIA è tutto spento!
CARLO tutto?
STEFANIA tutto! Tutto! Vuoi parlare o no?
CARLO bene… (si siede, cercando di calmarsi) scusa, sono molto nervoso, è vero. Ma è che devo dirti una cosa importante, e allora… in tutti questi mesi che siamo stati separati io ho molto riflettuto, e ho capito che le cose sono andate nella maniera peggiore. E’ vero che abbiamo sempre litigato, e litighiamo ancora, però io tra tutte le incertezze che ho, ho finalmente trovato una certezza: e cioè che sono ancora… (suona una sveglia, un suono molto forte) no! (disperato) no! no!
STEFANIA la sveglia! (esce a destra).
CARLO (esasperato) anche la sveglia, adesso!
STEFANIA la spengo subito. (lo squillo cessa) Fatto.
CARLO si può sapere perché la tua sveglia suona alle otto di sera?
STEFANIA (f. s.) la metto perché devo prendere la pillola a intervalli regolari. (rientra con delle pillole) E’ per lo stomaco: ho un’ulcera, e anche questa la devo a te (le ingoia).
CARLO avevi detto di aver spento tutto.
STEFANIA mi ero dimenticata della sveglia.
CARLO ma io ti ho chiesto se avevi spento tutto, e tu hai detto si!
STEFANIA e io ti ho detto che me ne ero dimenticata! E poi basta con questa storia! la stai facendo tanto lunga! Giri intorno alla cose senza mai arrivare al punto! dimmi quello che devi dire e facciamola finita.
CARLO (ormai demoralizzato e senza più forze) non ce la faccio…
STEFANIA che vuol dire che non ce la fai? Devi solo parlare, tutto qua.
CARLO (quasi tra sè) ci ho provato, ma è inutile… Non ce la faccio, è più forte di me…
STEFANIA (si siede. Dopo un po’) vai ancora dallo psicanalista?
CARLO (sulla difensiva) perché?
STEFANIA ci vai?
CARLO beh… no.
STEFANIA (con rabbia) vedi? mi stai di nuovo mentendo.
CARLO che ne sai?
STEFANIA lo so, perché non lo lasceresti mai.
CARLO perché dovrei?
STEFANIA allora lo vedi che ci vai ancora!
CARLO no!… (lei lo guarda, lui cede) e va bene, si, ci vado ancora. Perché non dovrei andarci?
STEFANIA perché è inutile. Sono anni che ci vai e non ti è servito a niente.
CARLO mi è servito a molto.
STEFANIA a niente.
CARLO che ne sai tu?
STEFANIA è così.
CARLO perché devi sempre sputare sentenze sulle cose che non sai?
STEFANIA perché vedo i risultati.
CARLO invece la terapia mi ha aiutato parecchio, perché la dottoressa mi ascolta, cosa che tu non hai mai fatto!
STEFANIA sei tu che non hai mai voluto confidarti con me!
CARLO perché non mi capivi!
STEFANIA ti capivo anche troppo, invece.
CARLO come no?
STEFANIA e ti capisco ancora, tanto che ti dico io perché vai in terapia: perché non vuoi crescere.
CARLO ecco un’altra sentenza.
STEFANIA tu sei come un bambino che ha bisogno sempre di qualcun altro a cui appoggiarsi.
CARLO e che c’è di male, in questo? Se tu mi fossi stata vicino io avrei potuto appoggiarmi a te, ma tu non hai fatto altro che criticarmi sempre!
STEFANIA perché non facevi altro che dire e fare stupidaggini.
CARLO ecco,vedi?
STAEFANI è colpa mia?
CARLO ma sei tu che… (cerca di calmarsi) senti, non litighiamo di nuovo. Perché dobbiamo sempre litigare?
STEFANIA io non voglio litigare.
CARLO e allora perché litighiamo ogni volta che ci vediamo?
STEFANIA non lo so. (con amarezza) Pare che non sappiamo fare altro.
CARLO eppure all’inizio stavamo così bene, insieme.
STEFANIA (sorride) è vero. Sono stati dei bei momenti, quelli.
CARLO eravamo felici.
STEFANIA molto.
CARLO ti ricordi? Passavamo notti intere al buio, sdraiati sul letto…
STEFANIA e io mi stringevo a te.
CARLO e restavamo così…
STEFANIA in silenzio.
CARLO senza parlare.
STEFANIA non ce n’era bisogno.
CARLO non serviva.
STEFANIA eravamo una cosa sola, in quelle notti. (pausa. Per un po’ restano tutti e due in silenzio, a ricordare il passato. Poi, con molta amarezza e malinconia) Come abbiamo fatto a ridurci così, adesso?
CARLO non lo so.
STEFANIA (un’altra breve pausa) sai quand’è che ho capito che tra di noi non funzionava più?
CARLO quando?
STEFANIA la prima volta che accanto a te, di notte, ho sentito il bisogno di dire qualcosa.
CARLO già. E da quel momento avremmo dovuto imparare a parlare.
STEFANIA ma non lo abbiamo fatto. Finché potevamo stare in silenzio andava tutto bene, ma appena abbiamo dovuto cominciare a parlare non abbiamo fatto altro che riempirci di insulti.
CARLO le parole sono armi pericolose.
STEFANIA se non ci stai attento ti fanno delle ferite profonde: tu pensi di giocare e invece fai del male. E quando te ne accorgi è già troppo tardi.
CARLO e pensare che io non volevo dirti altro che parole d’amore.
STEFANIA davvero?
CARLO ma appena aprivo la bocca mi uscivano fuori solo cattiverie.
STEFANIA (sorride. Poi, dopo una breve pausa) io ti ho amato tanto. (Carlo la guarda) Non ho mai amato nessuno come te. Né prima né dopo.
CARLO neanch’io (pausa. Si guardano, con tenerezza e commozione. Sono molto vicini) Stefania? (le prende la mano).
STEFANIA si?
CARLO quello che volevo dirti è che in tutto questo tempo io ho molto riflettuto, e finalmente ho capito quello che voglio, quello che è davvero importante per me.
STEFANIA e cos’è che vuoi?
CARLO una cosa sola, ed è questo il motivo per cui sono qua. Stefania…
STEFANIA si?
CARLO io ho capito che sono ancora molto… (suona il citofono, forte e a lungo, a spezzare l’incantesimo del momento. Carlo e Stefania vengono colti di sorpresa).
STEFANIA (scatta in piedi) il citofono!
CARLO (molto deluso) il citofono.
STEFANIA (nervosa) è arrivato Scipione!… (imbarazzata e indecisa) e adesso?… (si avvia verso sinistra, poi si ferma) mi dispiace, ma devo… (suona di nuovo il citofono. Lei esce a sinistra e risponde al citofono, con una certa tristezza) ciao… Si, io sono pronta… va bene. Scendo subito. (riattacca, rientra e si ferma un momento sulla soglia) E’ Scipione.
CARLO (molto deluso) lo avevo capito.
STEFANIA (si avvia a destra) mi dispiace, ma… cioè, devo… scusa (esce).
CARLO Stefania, io… io ho capito che ti amo, che sono innamorato di te, oggi come il primo giorno che ti ho vista, con il sole che ti brillava negli occhi e i capelli al vento. In tutto questo tempo io non ho mai smesso di pensare a te, nemmeno un secondo, perché sei tu la cosa più bella che ho, e l’unica cosa che voglio è avere un’altra possibilità, solo questo, perché la mia vita senza di te non vale niente… niente …
STEFANIA (rientra. Sta indossando il cappotto) hai detto qualcosa?
CARLO non hai sentito?
STEFANIA no, scusa, ero nel guardaroba.
CARLO (con una forte delusione) ma come?… io… io…
STEFANIA devo andare.
CARLO (senza molta convinzione) non potresti aspettare ancora un…
STEFANIA non posso (prende la borsetta).
CARLO solo un secondo.
STEFANIA non posso proprio.
CARLO mezzo!
STEFANIA mi spiace.
CARLO ma è importante!
STEFANIA non posso! Davvero (si avvia all’uscita).
CARLO allora vediamoci domani.
STEFANIA non ho tempo (si ferma) uh! la segreteria! (torna al tavolino, rimette a posto la cornetta del telefono e attiva la segreteria telefonica).
CARLO ma allora come faccio a dirti quello che…
STEFANIA non lo so… telefonami.
CARLO ma al telefono io non riesco a…
STEFANIA (si avvia all’uscita) scusa, ma non so proprio che dirti. Quando esci tira il portone, mi raccomando.
CARLO (con una certa rassegnazione) aspetta…
STEFANIA mi dispiace… (si ferma sulla soglia, poi si gira e parla con molta amarezza) Carlo?
CARLO si?
STEFANIA forse… forse sei venuto troppo tardi (esce).
CARLO (per un po’ resta in piedi a fissare l’uscita) tardi? (poi torna sul divano, si siede, prende il telefonino e chiama. Squilla il telefono di casa per un paio di volte, poi si inserisce la segreteria telefonica).
STEFANIA (voce registrata) Salve. Se cercavate me il numero è giusto, ma in questo momento non sono in casa. Lasciate un messaggio dopo il segnale. Ciao ciao (si sente il segnale acustico).
CARLO ciao, Stefania, sono io. Sono ancora nel tuo appartamento. Forse adesso riuscirò finalmente a dirti che… a dirti che io… (non termina la frase. Allontana la cornetta, molto scoraggiato. Ci pensa un po’ su, poi ricomincia a parlare con un esagerato atteggiamento di superiorità e distacco) volevo dirti che ormai le cose stanno come stanno. Tu hai la tua vita e io ho la mia, e dobbiamo andare ognuno per conto proprio. E perciò è inutile continuare a vedersi e… anche se magari una telefonata ogni tanto… e perciò ti saluto e non… (pausa. Si pente di quello che ha detto e si affretta a correggersi) No, non è vero, Stefania. Vediamoci di nuovo! Perché voglio dirti che ti… (non riesce a terminare la frase perché viene interrotto dal suono di fine registrazione della segreteria. Resta immobile a fissare il telefono, mentre le luci si abbassano fino al buio).

FINE


Motivazione

Giudizio del presidente della giuria teatrale

“Dimmi che mi ami” è un atto unico ben congegnato. Sfrutta con abilità la tecnica del “tormentone” reiterando un telefono che squilla in continuazione interrompendo la conversazione dei due protagonisti Carlo e Stefania. Questo espediente permette alla pièce di dipanarsi piacevolmente mettendo in ridicolo i due personaggi: lui che vorrebbe confessare alla ex moglie il suo rinnovato e forse mai morto amore, ma è troppo debole per farlo, e lei che è troppo presa dalla sua nuova vita fatta più di “telefonate” che di sostanza. L’autore insiste molto sul ripetersi grottesco della “conversazione continuamente interrotta” a volte anche a discapito della psicologia dei due ex coniugi che nel loro confronto annaspano spesso nel vuoto. Ma “l’annaspare”, in una società che troppe volte c’interrompe, fa parte forse ormai del nostro tragico vivere quotidiano.

Roberto Cavosi


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