Premio Letterario Internazionale Merano-Europa – Prima Edizione – 1995
Presentazione della prima edizione – 1995 di Gilberto Bardi e Michela Franco Celani
Gilberto Bardi, Presidente del Passirio Club
Desidero indirizzare queste poche righe non solo ai numerosi amici che per molti anni hanno seguito le nostre vicende sportive, ma sopratutto a coloro che – molti con simpatia, alcuni con curiosità, altri con stupore – hanno assistito alla nostra trasformazione in circolo culturale e ricreativo.
Mi sembra opportuno ricordare la storia più recente del nostro club che tre anni fa, dopo tanti successi, vinse il Campionato di Eccellenza, ma fu costretto a rifiutare il passaggio al Campionato Nazionale Dilettanti per mancanza di fondi; ciò non piacque al Comitato Regionale del Trentino Alto Adige che reagì retrocedendo addirittura il Passirio di categoria. I Dirigenti amareggiati per la decisione che ritenevano ingiusta nei confronti “dell’entusiasmo e dell’impegno di tanti giovani, sciolsero la Società sportiva e, per non disperdere quel ricco patrimonio umano che si era creato nel corso degli anni, la trasformarono, appunto, in circolo culturale e ricreativo.
In seguito, l’incontro con un’insegnante e con la sua idea di dotare la città di Merano, periferica non solo geograficamente ma anche rispetto al grande circuito culturale nazionale, di un premio letterario che da una parte testimoniasse la presenza del nostro gruppo linguistico e dall’altra si aprisse al mondo tedesco. È nata così quella stretta collaborazione che, sempre in sintonia sia pur su piani rigorosamente separati – quello organizzativo e quello culturale – ci ha portati sin qui.
Un vivissimo grazie all’Assessorato alla Cultura in lingua italiana della Provincia di Bolzano e del Comune di Merano e all’Azienda di Soggiorno che ci hanno onorato del loro patrocinio; alla Cassa di Risparmio di Bolzano; ai giornalisti della stampa locale e nazionale che tanto spazio hanno dedicato all’iniziativa; alla Sovrintendente scolastica che ha fatto conoscere il concorso a tutte le scuole superiori in lingua italiana della provincia, con particolare riguardo per la parte concernente la traduzione; ai Presidi dei Licei Classici “G. Carducci” e “Beda Weber” e dell’Itituto Tecnico “Leonardo Pisano” che si sono prodigati affinché all’interno delle loro scuole si formassero giurie giovanili.
Infine un ringraziamento particolare alla giuria validamente impegnata nella valutazione delle numerose opere pervenute, nonché ai concorrenti che, con la loro partecipazione da tutte le parti d’Italia e dall’estero, hanno contribuito alla buona riuscita di questa prima edizione.
Michela Franco Celani, per Merano e per l’Europa
Così, di primo acchito, ti viene spontaneo chiederti: “Ma come, un altro? In un’Italia che già pullula di premi letterari – dove non c’è cittadina, paese, frazione, gruppo di casolari abbarbicati su per i monti che non abbia il suo concorso, gara, tenzone – a volte per cercare di far cultura , più spesso solo per dar libero sfogo ai maldestri voli pindarici di poetuncoli frustrati – c’era bisogno anche di questo”? Poi rifletti e t’accorgi che davanti ad un nuovo premio letterario – fosse anche il più scalcinato – non puoi fare lo stesso ragionamento che faresti davanti ad un nuovo partito politico, perchè il secondo è mosso dall’ansia di prendere, mentre il primo, comunque, da quella di dare. E se riesce a dare cultura, tanto meglio; se regala solo qualche illusione, pazienza.
Così ti rigiri fra le mani questo libro, un po’ meno maldisposto che all’inizio – tutto sommato dietro c’è gente che lavora, ma chi gliel’ha fatto fare? – grazie anche al bizzarro logo che campeggia in copertina, con quella “M” di Merano, dispettosa ed appuntita, che ricorda i monti della Muta e più ancora certi campanili che bucano il cielo della vicina Venosta. E poi quell’onda appena accennata – ti piace credere che non si tratti di un semplice espediente grafico, ma proprio dell’onda del Passirio – che divide le due scritte, così che Merano si riflette capovolta e diventa “Europa”. Se magari sei in vena di riflessioni e vuoi concederti il lusso di una chiave di lettura più approfondita, non potrai fare a meno di notare quella piccola “o” di Merano, che c’è, sì, ma sembra voler scivolar via, quasi a dire :”Fai un po’ come ti pare, la lacerante dicotomia tra Alto Adige e Südtirol a noi non interessa, e la parola “Europa” leggila come più ti aggrada”.
Così t’incuriosisci e ti sorprendi addirittura quando scopri che, accanto alle tradizionali sezioni di narrativa e poesia, ce n’è una terza dedicata alla traduzione in italiano della lirica tedesca. Anche tu hai sempre pensato che non occorre essere Madame de Staël per intuire che le traduzioni, oltre ad acchiappare un patentino, servono pure a capire la cultura dell’altro e forse non ti spiace la scelta dell’inquieto Rilke, espressione di quella Mitteleuropa scalpitante e dilacerata che si agitava sotto le ali protettrici e rassicuranti della grande aquila asburgica. E chissà che anche a te non venga la voglia di tradurre in italiano la rabbia trattenuta di “Der Panther”. Poi, tra premi ghiotti e simpatici – poiché solo un’ipocrisia tenacemente radicata nei secoli vuole che il poeta si nutra di sola poesia , mentre un lingottino d’oro fa invece piacere a tutti – scopri qualcosa che anche tu vorresti sottolineare, come insegnante, genitore, cittadino qualunque che si è accorto che i giovani hanno tanta voglia di urlare le loro opinioni per il semplice fatto che nessuno pensa mai di chiedergliele. Gli organizzatori di questo premio , invece – che matti! – hanno voluto addirittura formare giurie di studenti all’interno delle scuole e non vogliono un’accozzaglia di saputelli sputasentenze e giudizi rimasticati da chissà dove (come avrebbe potuto, la tua generazione, non odiare il Pascoli “poeta della natura e degli affetti”?), bensì gruppi di giovani disposti a confrontarsi con un testo in piena libertà di giudizio. In altre parole, esercitarsi ad analizzare perché piace lo sconosciuto signor Rossi e perché invece annoia l’altrettanto sconosciuto signor Bianchi può aiutare a capire perché , in genere, Leopardi piace mentre Manzoni per lo più annoia. E trovare, magari, anche il coraggio per dirlo. Chissà che qualche ministro non s’ispiri e che nel delirio di vagheggiate riforme e nebulosi decreti non scopra che il primo articolo di ogni ragionevole Magna Charta dello studente dovrebbe essere quello di chiedergli, almeno ogni tanto, come la pensa e di coinvolgerlo in qualche progetto.
I grandi divulgatori, da Montanelli a De Crescenzo, hanno da tempo fatto capire anche alla massa che la cultura può essere un piacere : è solo la scuola che continua a trattarla come una piaga d’Egitto dove, se ti va bene , puoi scegliere tra le rane e le locuste. Così arrivi alla fine e t’accorgi che a bandire il premio – l’ennesimo, certo, ma con la non trascurabile peculiarità di aprirsi sia al mondo giovanile sia ad un’altra grande cultura, pur testimoniando fortemente la propria – è un club che, dopo tanti anni di militanza sportiva, si è trasformato in associazione ricreativo-culturale e si ripresenta alla ribalta con l’entusiasmo e la grinta di sempre. E ti consola il pensiero che tra i tanti trasformismi oggi così in voga ce ne sia almeno uno di creativo ed onesto.