Narrativa – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa – Prima Edizione – 1995

Carlo Trentini

La vacanza

Il sole d’agosto picchiava forte sulla pianura; l’asfalto sembrava bollire con le auto, poco numerose, che solcavano il riverbero del bitume rovente come barchette nel fiume.

Paolo aveva indossato la maglietta di cotone ed un paio di jeans e guidava col sorriso sulle labbra per aver lasciato l’ufficio, finalmente. A tratti tirava un respiro profondo ripetendosi un banale pensiero sulle vacanze ed il sentirsi più giovane. Laura se ne stava seduta al suo fianco sudata: soffriva il caldo molto più di Paolo, ma saggiamente subiva la contingenza in silenzio. Giulia, la figlia, aveva preferito sdraiarsi sul sedile posteriore ed abbreviare il viaggio con una ragionevole dormita.

Dall’alto del Turchino videro il mare e si fecero loquaci pregustando l’arrivo alla vecchia casa di famiglia, dove arrivarono giusto all’ora in cui la nonna e le due zie avevano terminato il riposo pomeridiano: Paolo sapeva bene quali erano le regole della casa! Si salutarono senza enfasi; alle rituali domande sulla salute e le campagne vi furono le canoniche risposte tra sospiri a sottintendere una vita grama e faticosa.

La vecchia casa di famiglia era stata da poco ingrandita e rinnovata con notevoli lavori che ne avevano quasi raddoppiato le dimensioni. Sorgeva ad un paio di chilometri dal mare in una valletta temperata da un venticello fresco. Grandi ulivi la circondavano sui tre lati e dal giardino si scorgeva anche una fettina di mare.

Da quando era morto il nonno, la nonna e le zie vivevano insieme ad un cane pastore che, ironia della sorte, era una femmina. Delle zie, ormai vicine alla sessantina, si sussurravano storie di fidanzati che la nonna non aveva gradito, sicché erano rimaste fedeli ancelle del focolare domestico. Ma di queste storie, a dire il vero, Paolo ne sapeva ben poco, perché nessuno mai gliene aveva parlato compiutamente. Così come del fatto che suo padre, terminati gli studi, avesse lasciato la famiglia e si fosse cercato un lavoro in un’altra città, comunque abbastanza lontano dalla famiglia. Una cosa conosceva molto bene: la nonna non amava essere contraddetta, specialmente nelle decisioni che riguardavano la famiglia.

La cena li raccolse tutti in sala da pranzo quando ancora non si era fatta sera. Al grande tavolo collocato al centro della stanza, ciascuno occupava da anni il proprio posto e tutto si svolgeva secondo un rituale che, per Paolo, aveva il sapore della tradizione, mentre a Laura dava spesso un senso di disagio, aumentato quando doveva richiamare Giulia a non comportarsi da ‘bambina’. Dopo cena si prendeva il caffè in salotto, conversando delle campagne, delle malattie di certe piante, dell’operaio infedele, della stagione invernale troppo piovosa e di quella estiva troppo asciutta finché la nonna si alzava dichiarandosi stanca e ciascuno si ritirava nella propria stanza.

La mattina seguente Paolo s’alzò tardi, scese in cucina a prendersi una tazza di caffè e con la tazza in mano se ne andò in giardino, nell’angolo in fondo dove si vedeva il mare. L’aria era profumata di ginestre, il mare era blu increspato di bianco dal maestrale.

Arrivò la nonna a distoglierlo dai suoi pensieri, seguita, come il cacciatore dai cani, dalle zie. Per prima cosa lo invitarono a non rimanere a petto nudo in giardino: qualcuno avrebbe potuto vederlo dalla strada; poi s’informarono sul programma della giornata. Paolo, a cui il caffè stava già andando di traverso, rispose che sarebbero scesi al mare, ma se avessero avuto necessità di alcunché, disponessero pure di lui. Scesero anche Laura e Giulia, quest’ultima con una bianca T-shirt sulla quale il padre di Paolo aveva dipinto una coloratissima meridiana, di cui la bimba andava giustamente fiera. Le zie giudicarono orrenda la maglietta di Giulia. Vi fu un lungo, imbarazzato silenzio, mentre il sorriso sulle labbra della bambina si trasformò in una smorfia.

La giornata alla spiaggia ridiede il buon umore a Paolo, anche se certe occhiate di Laura gli ricordavano le tracce lasciate dall’incidente del mattino. A sera, dopo cena, ci furono le solite chiacchiere innocue, ma decorate qui e là da qualche malignità delle zie sotto lo sguardo severo, ma consenziente della nonna.

Nei giorni seguenti le giornate ebbero ritmi immutabili, antichi, scanditi dal pranzo, riposo pomeridiano, cena. Consumata la settimana, Paolo, cominciò dare segni di insofferenza verso la vita quasi claustrale della famiglia. Sempre più spesso si rifugiava in terrazza a leggere, all’ombra della vecchia araucaria, per non partecipare alle conversazioni della nonna e delle zie, farcite di lamentele sulla dura vita di campagna o malignità nei confronti dei parenti.

Un pomeriggio lesse alla nonna una deliziosa descrizione della vita contadina, tratta da un saggio del Braudel: con maestria il grande storico elencava tutti i guai e disagi dei contadini in Europa. Mentre leggeva, alzava a tratti gli occhi e vedeva la nonna approvare con ampi gesti del capo le parole dello storico. Il capitolo terminava, però, con una altrettanto accurata spiegazione di come gli agricoltori avessero una atavica tradizione alle lamentele e sapessero bilanciare taluni disagi con l’evasione fiscale. La parte finale della lettura fece rabbuiare la nonna che senza commenti, ma scuotendo la testa in maniera estremamente esplicita, s’allontanò. La seguì con lo sguardo, mentre un lieve sorriso malizioso gl’incurvava le labbra.

Durante la cena la nonna sembrava seguire qualche pensiero cupo, perché se ne stava assente ed a tratti scuoteva il capo. Le zie parlavano di fiori, del gelo che nell’inverno passato aveva causato tanti danni, delle disgrazie dei contadini.

Paolo conosceva i danni causati dal gelo a taluni coltivatori, ma sapeva bene che il raccolto aveva triplicato la resa economica dell’azienda della nonna per i prezzi saliti enormemente. Fece un timido accenno alla circostanza che non tutti gli agricoltori avevano subito un tragico danno. La nonna intervenne subito per elencare i guai dei contadini e tutte le fatiche che le erano costati lunghi anni di lavoro nelle campagne. Concluse il suo intervento con l’osservazione che i lavoratori a reddito fisso, come Paolo e sua moglie, quelli sì non avevano preoccupazioni nè disagi: le mani pulite ed il posto sicuro!

A quel punto scattò in Paolo una molla che s’era andata tirando da molto tempo. Alzò il capo e fissando la nonna negli occhi, con voce tagliente, le elencò tutte le comodità di sua moglie Laura, costretta ogni mattina ad uscire di casa quand’era ancora buio e percorrere più di cinquanta chilometri in automobile, qualunque fosse il tempo, spesso con la neve ed il ghiaccio. E questo solo come disagio, senza calcolare i rischi d’incidente, come lo scorso inverno, che era uscita di strada a causa del ghiaccio ed aveva distrutto la macchina. Invece, certi agricoltori di sua conoscenza guardavano dalla finestra e, se pioveva, se ne stavano rintanati in casa.

La nonna e le zie, sorprese dalla reazione inattesa ed impensabile di Paolo, rimasero impassibili: un lungo silenzio pieno di disagio avvolse la stanza. Laura lo guardò con occhi di cerbiatta e la fronte corrugata. La piccola Giulia, con la testa china sul piatto, allungò una manina e la posò sull’avambraccio di suo padre con un dolcissimo gesto per chetarlo.

Dopo il caffè la conversazione proseguì stentata e banale con le zie, la nonna, invece, si dichiarò stanca e salì al piano superiore in camera da letto. Paolo completò la serata in giardino a guardare le stelle ed ascoltare i rumori della notte: alcune rane gracidare nel vicino torrente, un cane abbaiare lontano. Il cane di casa venne silenziosamente ad accucciarsi ai suoi piedi, elemosinando qualche carezza.

La mattina seguente la nonna non scese dalla sua stanza. Le zie comunicarono gelidamente a Paolo che non si sentiva bene e desiderava rimanere sola. Egli sorrise amaramente, salì in camera e pregò Laura di preparare le valigie.

Caricarono i bagagli in silenzio, con gesti lenti, quasi a voler prendere tempo. Terminato lo stivaggio della vettura, salutarono le zie con le solite frasi di circostanza, pregandole di portare i saluti anche alla nonna. Prima di salire in macchina, Paolo abbracciò con lo sguardo tutta la casa ed il panorama tanto familiare; guardò anche la finestra della camera della nonna inesorabilmente chiusa.

Mentre s’allontanava con la vettura, sentiva che qualcosa s’era definitivamente spezzato: un ciclo della sua vita s’era concluso ed ora doveva guardare avanti senza più voltarsi indietro. La manina di Giulia gli si posò sulla spalla, i loro sguardi s’incrociarono nello specchietto retrovisore: il futuro di Paolo s’era annunciato con discrezione.

   

Contatti

Via Cavour, 1 – 39012 Merano (BZ)

Email: info@passirio.it

Cell.: +39 393 5830060
segreteria telefonica o messaggi WhatsApp

© 2025 Associazione Culturale Passirio Club ODV – C.F. 91021330211 – P.IVA 01520580216. | Privacy | Note Legali

© 2025 Associazione Culturale Passirio Club ODV
C.F. 91021330211 – P.IVA 01520580216
Privacy | Note Legali