Poesia – Premio Letterario Internazionale Merano-Europa – Terza edizione 1999

Anna Aluffi Pentini 1° premio

Poi

Ti prego lascia correre il tuo sguardo
senza cercare punti nel paesaggio.
Lasciati trasportare dal tuo passo
senza lasciare sul cammino segni,
per ritrovarci.
Alberi, rocce o scogli di leggende,
sassolini o briciole di favole
lasciano tracce di sicuri ritorni.

Semi di parole, alberi di lettere per noi
e fili tenuti tra discorsi e luoghi,
senza posarsi se non per ringraziare.
Lasciami inseguire solo il profumo
che preserva
la trepidazione dell’incontro,
l’incredulità del risveglio,
la meraviglia il paradosso:
Non si cattura eppure non svanisce

Ma sappi…
Adoro la banalità di essere felice,
appagata come narrano stupide novelle,
coccolata come esili fanciulle del passato,
sentirmi avvolta dalla tenerezza,
tra le tue braccia-culla e il tuo sorriso.

Ho già sognato questa Tua presenza
ma non sapevo che esistesse il sogno.
Lo vedo riflesso nello specchio
negli occhi luminosi sul mio viso
Odo il grido raggiante del mio sguardo,
è MIO, ma tuo regalo.

Ho spiato dietro occhi semichiusi,
minime tracce di tua severità
nei tuoi confronti,
poi solamente la gioia dell’incontro.
Non temere…
Luminoso e chiaro,
Paziente, raggiante,
Premuroso, attento,
Fiducioso e nostro,
non si ferma l’affetto in un ricordo.

Invece dei sassolini per tornare
spargiamo in avanti le conchiglie,
che l’onda accoglie e chissà dove rende:
felicità per altri,
bambini o bianche nonne.

Noi non sapendo se sono vecchie o nuove
solo, chinandoci, accoglieremo il mare.

Entre les ètoiles

Der Mond, la luna: Il Sole, die Sonne
Maschile e femminile relativi,
come il canto di lingue sconosciute,
che echeggiano i sensi, le passioni,
i luoghi estranei e quelli familiari,
dove hai appreso e riappreso le parole.

Nel sublime silenzio oltre quei suoni,
l’intento che dischiude labbra e orecchie,
celebra l’ulteriore differenza,
suscita canti di gioia e di mistero,
fremiti incerti, luci di carezze,
sintassi viva di idioma universale:
Corpi diversi che si danno amore

Corpi

Timidamente percorro
i tratti dell’ultimo disegno,
impercettibili segni sovrapposti,
di passettini, passi e grandi salti.
Unico ponte con la nostra infanzia,
diverso e uguale ci trasporta il corpo.
Pensieri immateriali, sogni, ricordi,
umilmente conserva o lascia andare:
dentro un all’altro come una matrioska
oppure sciolti in sparsi puntolini.

Cieche le impronte sulla pelle,
di mani antiche e affetti primordiali,
di braccia culla unico sostegno,
poi botte, spinte, giochi, pallonate,
svanite un giorno come per magia.

Occhi smarriti e grande confusione,
giunti allo specchio senza usar la sedia,
sguardi affettuosi paiono ironia.
Frattura incredula, orgogliosa e sola,
piangendo, schiude la prima nostalgia.

Misteri di piacere e sofferenza,
fatiche nella mente e nelle gambe,
poesie di incontri, creatività stupita,
grida di vita e di dolore assieme.
Tutto il tuo tempo lo ricorda il corpo,
minime parti e piccoli momenti,
fini equilibri nella distrazione:
Solo ogni tanto li segue la tua mente,
spesso improvviso li raggiunge il cuore.

Ripercorrendoti so che non sei mio,
nessuno è mio nemmeno il mio bambino:
Leggere spero siano le mie mani,
tracce lievi per te come per lui.
Sovrapporsi alle altre,
lasciarsi cancellare…
Passato e futuro
i luoghi dell’incontro,
con altre mani
e con le loro impronte.
Sole son vostre,
io presto mi nascondo,
anch’io con voi stampati sulla pelle.
È questo il senso della tenerezza
corpi adorati e poi lasciati andare.

   

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